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di Antonio Vacca

È ormai nella natura dietologica degli umani il senso del ricominciare. Qualsiasi programma alimentare, in soldoni la cosiddetta Dieta, spesso dimagrante, si comincerebbe un lunedì (come dar torto, di Venere e di Marte… la Domenica è sacra, e così via) oppure a inizio mese, dopo le vacanze, appena completato un trasloco, insomma: difficilmente passa il concetto che ogni Dieta (l’abitudine giornaliera, concettualmente) si dovrebbe eseguirla quasi sempre, il maggior numero di giorni possibile, intendendola come sistema salutistico. Lasciando a precisazioni più specifiche i protocolli dietoterapici per situazioni clinicamente rilevanti, contesti patologici, ribadiamo qualche riflessione sul buon modo di nutrirsi in condizioni, diciamo sinteticamente, standard.

E rifacendoci alla popolazione adulta – giovane e meno – dunque con esclusione di età pediatrica e senile, legate ad esigenze di riferimento. Da tempo usa ripetersi che il modello calorico medio sia quantitativamente espresso dalle 2000 Calorie giornaliere. Esse sottendono almeno – nell’evo tecnodigitale, in cui tutto… o quasi, si fa seduti: sarebbe la Smart Life – che ogni soggetto pratichi un minimo di attività motoria. Comunemente da intendersi (e non è poco, oggigiorno) con i quaranta/cinquanta minuti di deambulazione -meglio rifratti in due fasi – a passo medio: esercizio antico, ma il più naturale ed efficace per sgranchirsi vincendo le ‘resistenze periferiche’, dunque facendo prevenzione (o potenziando eventuali terapie) almeno nei confronti dell’ Ipertensione arteriosa e dell’Insufficienza venosa: Pressione alta e Varici, per intendersi. Torniamo all’incipit, il senso della ripresa. Lunedì 18, reso enfatico da questo corale ‘Vaffa’ al Lockdown che pare trasparire dalla popolazione in fermento: autorizzata a riprendere, camuffate e schermate, le abitudini interrotte dalla inevitabile quarantena per emergenza Covid-19.

E sperando che la stessa popolazione aumenti ancora le attenzioni comunque prescritte. Se ne capisce tanto poco che è prioritario non far pasticci. E mangiare correttamente. Valutando se i due mesi di domiciliazione piuttosto generalizzata ci abbiano condotto ad errori dietetici precipui. È noto come la maggiore permanenza in casa esponga a una consumazione alimentare ripetuta, tendenzialmente sub-seriale, in particolare verso le golosità da dispensa (frigo incluso) già piuttosto rischiose per profilo: snack salati, merendine dolci refrigerate e non, bibite non solo gasate (di moda, ‘soft drink’), ‘cioccolatineria’, hanno in genere, oltre all’attrazione palatale poco arrestabile, la caratteristica di essere pochissimo sazianti: possono indurre consumo incontrollato. E trasformarci facilmente in “Nibblers” (piluccatori), categoria anglofona che è l’anticamera del dissesto metabolico. Già ordinariamente presente nei “Gorgers” (divoratori): lì, però, l’errore è più palese, meno subdolo.

Pensiamo che quei suddetti abusi aumentano di molto l’introito di zuccheri ‘semplici’ (molecole come il Glucosio) dei quali dovremmo consumare (e soprattutto da frutta fresca!) tuttalpiù il 10% delle Calorie totali: dunque 200, facciamo un po’ di conti. Inoltre, ‘snackare’ salato pregiudica molto il bilancio del sale da cucina (Cloruro di sodio) del quale ci toccherebbero massimo 10 grammi al dì. Danno chiama danno, poi; l’eccesso di zuccheri semplici aumenta l’assorbimento del sale in questione: anche qui, uno tira l’altro. Considerazione, proseguendo, può farsi in merito ad un’evidenza ascoltata (e verificata) nel bimestre coatto.

L’incrementato acquisto di farina/e; si è tendenzialmente detto per far paste e pani di casa: in un clima a metà fra l”autarchismo” da (remoti) tempi di sanzioni e l’orgiastica smania cucinante odierna, alimentata (guarda caso) dal dilagante fenomeno della gastronomia mediatico-tutoriale. Con i citati farinacei classici – siano casalinghi o meno – si dà spazio agli Zuccheri ‘complessi’ (catene di moltissimi Zuccheri semplici), sicuramente più tranquilli: essi devono costituire circa la metà delle quotidiane Calorie (mille, nel nostro discorso), derivando certo in buona parte da pane e pasta (emblemi, comunque, della cosiddetta Dieta Mediterranea) ma che, per completezza nutrizionale, dovremmo attingere anche da legumi, frutta secca, riso, altro. E tenendo conto che in queste mille Calorie, poco più, sono già compresi gli Zuccheri semplici.

Ordunque, senza affanni e calcolatrici, abituiamoci a valutare la nostra giornata alimentare: costa meno d’una settimana d’osservazione e vale per sempre: perlomeno allo stato attuale delle conoscenze. Le altre mille? Da Proteine (attenzione, sia ‘animali’ che ‘vegetali’) e Grassi: con preferenza all’olio d’oliva  – extravergine, e di qualità. Ma, per dare un’ idea, la nostra razione giornaliera lipidica (tutti i Grassi che ci toccano) è grosso modo il 30% delle Calorie (600): per arrivarci basterebbero, se fossero solo d’olio (ma non è così, c’è la quota grassa ‘solida’ nei vari alimenti, spesso preponderante), sette cucchiai colmi: mica tanto, per certe abitudini culinarie.

Concludendo, se il periodo casalingo forzato ci ha fatto mangiare di più (mediamente probabile, salvo casi di accentuato distacco dal cibo per peggioramenti psichiatrici), sarebbe il caso di riprendere la (pseudo) normalità tenendoci anche leggerissimamente sotto lo stimato Standard calorico. Considerando anche che ci è stato limitato passeggiare (per chi non ne ha proprio l’abitudine, peggio ancora) e praticare sport.

Dimensione, quest’ultima, che ha significato di benessere se non è particolarmente saltuaria e se ben congegnata al proprio profilo ponderale. Con tutto l’auspicio sportivo, magari ripreso e non più minacciato da pandemie, sicuramente per queste prime settimane d’indefinita ripresa – a scaglioni, con tante misure e non tutto riapre se non ‘conviene’- ricordiamoci di quell’antico atto. Passeggiare gente, passeggiare… Mascherati e a distanza. Che si chiama ‘sociale’. Quasi come dire buona dieta, ma eccessiva…