Stop comunale a Palmeco

L’amministrazione comunale rispolvera una norma tecnica del 2004, ignorata per 15 anni

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L'azienda Palmeco
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L’amministrazione ordina la cessazione delle attività ai Palmieri ed inguaia molte aziende dell’area Pip mai nata

Giro di vite sulle industrie di via Spineta. La sindaca Cecilia Francese ordina lo stop delle attività di trattamento dei rifiuti nei capannoni della Palmeco. L’area Pip mai nata è l’epicentro di un nuovo terremoto.

LE REGOLE

Non sono ammesse attività insalubri di prima e seconda classe e capaci di arrecare pregiudizio all’ambiente”: è l’articolo 7 delle norme tecniche attuative della variante di adeguamento ed ampliamento della zona D2, a via Spineta, approvata alla fine del 2004 dal consiglio comunale dell’ex sindaco Alfredo Liguori.

Era il sogno di un’area Pip senza le fabbriche che, per il Testo unico delle leggi sanitarie, fanno attività insalubri di primo e secondo livello. L’area Pip non è nata, ma le norme attuative sono rimaste vigenti.

E così, in virtù di quelle regole, il dirigente tecnico comunale Carmine Salerno ordina a Giuseppe Melilli, manager della Palmeco, e ad Antonio Cancro, amministratore della Sra, altra azienda della famiglia Palmieri, «la cessazione immediata delle attività della Palmeco», che da anni, proprio a via Spineta, tratta il pattume.

L’ad di Palmeco Giuseppe Melilli

L’ordinanza

Tutto comincia da una Scia, una segnalazione certificata di inizio attività, con la quale, a dicembre, la Sra comunica l’agibilità di strutture metalliche realizzate per stoccare le merci: il Suap trasmette l’atto all’area tecnica comunale, che in quei giorni riceve pure il decreto con il quale, alla fine del 2018, la giunta autorizza Palmeco a trattare il doppio dei rifiuti.

«Dal confronto tra il decreto e la segnalazione certificata di agibilità – scrive Salerno – emerge la mancanza di conformità urbanistica dell’attività svolta dalla Palmeco rispetto alle norme tecniche di attuazione della variante».

E l’ingegnere ritiene «necessario ed inderogabile ordinare il divieto di prosecuzione dell’attività, con rimozione immediata degli effetti finora prodotti dalla segnalazione certificata di agibilità».

Di qui il divieto di prosecuzione delle attività a firma del responsabile Suap, Fernando De Vita, e del dirigente delle attività produttive, Giuliano Caso.

Rischia anche Alba

Sono le norme di 15 anni fa: 4 sindaci, 4 commissariamenti, ma nessuno aveva mai applicato l’articolo 7. Una regola estremamente restrittiva: tra le industrie insalubri di secondo livello figurano addirittura le falegnamerie.

E poi il Comune dovrebbe ordinare la serrata… al Comune: anche l’isola ecologica della municipalizzata Alba, a via Spineta, non è urbanisticamente conforme. E lì non può starci. «Verificheremo anche questo», assicura l’assessore all’ambiente Carolina Vicinanza. «Stiamo avviando un monitoraggio per tutte le aziende della zona D2, perché le norme vanno rispettate».

L’assessore Vicinanza

Annus horribilis

Continua il periodo nero della Palmeco: 7 mesi fa, l’ex amministratore, Alfonso Palmieri, fu arrestato nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti a San Mauro Cilento; poi i giudici revocarono le misure restrittive.

A giugno l’impianto fu sequestrato dal Noe per poi essere dissequestrato alla fine di agosto. Dopo i lavori, Palmeco era pronta a ripartire col doppio dei rifiuti: aveva annunciato, per il 2 febbraio, di essere pronta a spalancare alla città le porte dell’impianto, ma la sindaca ha chiuso a chiave.

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