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Alle 9.30 di questa mattina, presso la chiesa “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia, si sono svolti i funerali di Claudio Mandia. L’ultimo addio al 17enne battipagliese morto suicida a New York.

L’ultimo addio. Questa mattina, alle 9.30, alla chiesa “Santa Maria della Speranza” il cielo ha cominciato a piangere prima di tutti. Uggioso e freddo, il clima, quasi a descrivere perfettamente lo stato d’animo della folla accorsa alla parrocchia situata nel cuore del centro urbano di Battipaglia, la prima casa di Claudio Mandia, il 17enne morto per impiccagione a New York lo scorso 16 febbraio, nel college dove studiava lingua per soddisfare le sue ambizioni. Sognava in grande, Claudio. Era il sogno americano, trasformatosi in un incubo nei giorni in cui, probabilmente a causa di un compito andato male, il giovanissimo battipagliese rischiava l’espulsione. Poi, l’isolamento nella “EF Academy”, il prestigioso campus che accoglie centinaia di studenti provenienti da ogni angolo del mondo ogni anno, che, secondo i legali della famiglia Mandia, avrebbe indotto Claudio a compiere l’insano gesto.

Nella grande chiesa della “Speranza” c’è spazio solo per le parole di Don Vincenzo Sirignano, il parroco che ha cercato in qualche modo di confortare tutti i familiari. Poi, solo lacrime e rabbia, fino all’uscita dalla chiesa quando il nonno paterno che portava il suo stesso nome, Claudio Mandia, si è avvicinato alla bara ancora incredulo. Se n’è andato per sempre il giovane 17enne, il più grande dei 4 figli che Mauro Mandia ed Elisabetta Benesatto avevano dato alla luce. Ora riposerà per sempre nel cimitero di Battipaglia. In quel posto dove entrare a quell’età, disteso in una bara, dovrebbe essere vietato. Da Eboli a Battipaglia, uniti in un grande abbraccio verso la famiglia. Presenti la sindaca Cecilia Francese, il sindaco di Eboli Mario Conte, l’ex sindaco ebolitano Massimo Cariello, l’onorevole Federico Conte, il comandante dei vigili urbani Gerardo Iuliano e diversi esponenti politici del territorio.

«Gli interrogativi che si pongono in questo momento, anche nel cuore di un prete – ha commentato Vincenzo Sirignanoè “Signore, ma perchè?”. Quando muore un genitore si è orfani, quando muore un marito o una moglie, si è vedovi, ma quando muore un figlio beh… io ancora non l’ho trovato un termine per definirsi. Guardo il quadro che i giovani hanno messo sull’altare per ricordare Claudio e penso alle innumerevoli testimonianze d’affetto che, in un certo senso, vogliono comunque provare a consolare la famiglia. Questa è una tragedia che nemmeno il tempo potrà lenire».