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Allarme roghi in città: due auto bruciate ieri notte, una è dell’assistente dell’europarlamentare Lucia Vuolo. Salgono a nove le vetture incendiate in appena una settimana. Cresce il pericolo per la sicurezza dei cittadini.

Nove auto incendiate in una settimana. Sette nelle ultime 48 ore. È il drammatico bilancio che si registra nella città capofila della Piana del Sele, dove i roghi delle auto sembrerebbero all’ordine del giorno. O meglio: della notte. Perché in via Palatucci, nella cerniera tra il quartiere Sant’Anna e il centro urbano, altre due auto sono andate a fuoco nella notte tra martedì e mercoledì lanciando nuovamente l’allarme sicurezza. Risveglio amaro per Stefania Ferullo, assistente dell’europarlamentare forzista Lucia Vuolo, e protagonista negli anni passati delle battaglie ambientaliste al fianco del comitato “Battipaglia dice No”. Una delle due vetture, una Bmw serie 2, nuova di zecca, è stata data alle fiamme insieme a una Yaris intestata a un pensionato ma utilizzata sempre dalla figlia. Il fuoco colpisce ancora una volta. Alla stessa ora.

Come due settimane fa, in via Matteo Ripa, e come domenica scorsa, in via De Vita. Ricostruire l’esatta dinamica non è semplice, ma i pezzi d’un puzzle difficile da comporre piano piano vanno unendosi. C’è un minimo comun denominatore: un’auto viene bruciata, e l’incendio automaticamente si estende anche alle altre vicine. E poi l’orario: in tutti e tre i casi, l’episodio è avvenuto intorno alle 3 di notte. E se per l’incendio di via Ripa gli inquirenti relazionarono di un cortocircuito, adesso la serialità degli altri due roghi, avvenuti a distanza di poco tempo, ha sicuramento riacceso i riflettori anche sul primo incendio. Non è da escludere che la matrice possa essere la stessa. Fino a ieri, i carabinieri della compagnia di Battipaglia stavano seguendo la pista di alcuni screzi riconducibili alla comunità marocchina, poiché gli intestatari delle auto di via Ripa e di piazza De Vita, entrambi senza precedenti penali, sono risultati due uomini di origini maghrebine. Ma il rogo di via Palatucci ha nuovamente confuso le acque, perché i proprietari dei mezzi sono entrambi italiani.

IMPIANTO DI VIDEOSORVEGLIANZA OBSOLETO

E a complicare il quadro, l’assenza di un sistema di videosorveglianza che possa essere d’aiuto alle forze dell’ordine. Quelle del Comune non funzionano, fatta eccezione per una decina di telecamere che praticamente non servono a nulla: sono infatti sprovviste di un rilevatore di targhe e le immagini non sono nitide. In ogni caso, le aree interessate degli incendi le telecamere sono comunque assenti. L’unica speranza per gli inquirenti è di recuperare qualche immagine dai sistemi di videosorveglianza privata delle attività circostanti. La pista del dolo, ad oggi, in mancanza di elementi tecnici, sembrerebbe quella più accreditata: del piromane, però, nemmeno l’ombra. «Mi rifiuto di credere che un’auto prenda fuoco da sola – commenta Stefania Ferullocredo piuttosto che qualcuno si sia divertito a fare un bel falò. Ma non sono preoccupata, l’episodio sono certa non sia legato né a vicende personali né politiche. E per onestà intellettuale dico anche: evitiamo di fare propaganda politica sull’accaduto».