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Cinque arresti per l’omicidio di Aldo Autuori eseguiti dalla compagnia dei carabinieri di Battipaglia. In manette Francesco Mogavero, Enrico Bisogni, Luigi Di Martino, Francesco Mallardo e Stefano Cecere.

I FATTI

Era un martedì d’agosto del 2015 quando Aldo Autuori venne raggiunto da dieci colpi di proiettile. L’imprenditore che operava nel settore dei trasporti a Pontecagnano fu ammazzato nei pressi di un bar della zona. A sparare furono in due: uno a piedi e l’altro a bordo di uno scooter. Il corpo fu ritrovato senza vita all’incrocio tra via Alfani e via Toscana: quattro colpi al torace, quattro alle spalle, uno all’anca e l’ultimo, fatale, alla nuca. All’epoca Autuori era titolare di una ditta di autotrasporti e aveva dei precedenti penali alle spalle: nel ’00, infatti, uccise Luciano Merola a seguito di una lite d’affari. Scontò la pena in regime di semilibertà e successivamente con l’affidamento in prova. La prima pista che i carabinieri di Battipaglia seguirono fu quella della vendetta per l’omicidio di Merola. Anche i rapporti personali legati alla sua attività lavorativa (era proprietario di una ditta di autotrasporti) passarono al setaccio.

GLI ARRESTI

Quattro anni più tardi i carabinieri della compagnia di Battipaglia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Salerno, nei confronti di Francesco Mogavero (40 anni), Enrico Bisogni (51 anni), Luigi Di Martino (58 anni), Francesco Mallardo (68 anni) e Stefano Cecere (47 anni)

Fatta eccezione per Cecere, gli altri erano tutti già detenuti per altre motivazioni. I cinque sono indagati per l’omicidio di Aldo Autuori, aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose. Bisogni e Mogavero i mandanti, gli altri tre gli organizzatori dell’agguato. In particolare, Mogavero e Bisogni operavano per conto del clan Pecoraro-Renna nella Piana del Sele. Il motivo è da ricercare nelle attività portate avanti dall’Autuori che sarebbero state di “intralcio” al controllo del territorio da parte del clan. E nella vicenda si inserisce anche il clan Cesarano di Castellamare che avrebbe partecipato, tramite Di Martino (detto o’ profeta), all’esecuzione dell’omicidio. Durante il periodo in cui Autuori era carcerato, il clan Pecoraro-Renna aveva preso il sopravvento nel controllo del settore dei trasporti. E il tentativo da parte di Autuori di ritornare nel mercato fu visto come una minaccia.