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Nell’inchiesta contro il caporalato, portata avanti dalla Procura Antimafia di Salerno, risultano indagate 40 persone, 35 delle quali destinatarie di misure cautelari. E tra i nomi, oltre a quello di Pasquale Infante (capogruppo del Pd al comune di Eboli), spunta quello di Roberto D’Amato presidente del comitato di quartiere “La Storta – Papaleone” e membro del direttivo della Lega Noi con Salvini a Eboli.

I fatti

Un’inchiesta conto il caporalato, partita nel 2015 e durata oltre tre anni, e che adesso vede coinvolte 40 persone. 35 sono state raggiunte da misure cautelari. Secondo gli inquirenti l’organizzazione era retta da Pasquale Infante, capogruppo del Pd al comune di Eboli, e da Hassan Amezghal, di origini marocchine, soprannominato “Appost“. Il gioco era semplice: dal Marocco arrivavano persone disposte a sborsare tra i 5mila e i 12mila euro in cambio del viaggio verso l’Italia e il rilascio del permesso di soggiorno. E sempre secondo le indagini, però, la pratica non giungeva mai al termine e il bracciante di turno si vedeva costretto a lavorare nei campi in maniera irregolare e in condizioni di sfruttamento. Da questa situazione ne traevano vantaggio i vari imprenditori locali che, oltre a garantirsi manodopera a basso prezzo, ricevevano tra i 500 e i 1000 euro per ogni contratto di lavoro (falso). La Procura di Salerno parla di un affare di circa 6 milioni di euro.

A Pasquale Infante, che di professione fa il commercialista, era stato affidato il compito di sistemare le carte che riguardavano i migranti. E assieme a lui anche la sorella Maria, che lavora nello stesso studio, è rimasta coinvolta. A sovvertire i piani, però, ci sarebbe stato un pentito che avrebbe raccontato tutto ai carabinieri: una promessa di lavoro, in una nota azienda agricola della Piana del Sele, mai mantenuta che avrebbe spinto l’uomo in questione a confessare tutto. L’organizzazione operava principalmente nei comuni della Piana del Sele ma aveva ramificazione anche a Policoro (Matera) e Monsummano Terme (Pistoia).

Agli arresti domiciliari sono finiti: Ait Berka, Amzeghal Ali, Amzeghal El Habib; Amzeghal Hassan; Azzouz Nouredine; Mankocuh Mohammed; Antonio Alfano; Raffaele Barretta; Vito Boffa; Luca Boffa; Emanuele Cataldo; Attilio De Divitiis; Antonio De Vivo; Mario Maurizio Galante; Aniello Giacomiello; Pasquale Infante; Raffaele Rosato; Matilde Zingari; Azzouz Faiba; El Arhoiu Riyahi; Antonio Barretta; Valeriano Di Stefano; Raffaele Galiano; Massimo Monaco; Gerardo Verderame.

Mentre l‘obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria ha raggiunto: Abdelham Benslimane; Marinela Dondea Daniela; Yassin Mekrovy; Roberto D’Amato; Ernesto De Divitiis; Raffaele Ferrara; Maria Infante; Uliano Raffaele; Enrico Marrazzo.

Il coinvolgimento della Lega e del Pd

Il paradosso di questa vicenda è il coinvolgimento di due dei principali partiti nazionali: il Partito Democratico e la Lega. Oltre al capogruppo del Pd ebolitano, Pasquale Infante, che secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo chiave insieme ad Amezghal, tra i nomi c’è anche quello di Roberto D’Amato, vicepresidente del comitato di quartiere “La Storta – Papaleone” e facente parte del direttivo della Lega “Noi con Salvini” di Eboli. Paradossale perché, in materia di caporalato, fu proprio il Pd a presentare, nel 2016, una legge contro il caporalato, che recita testualmente: “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo. Rimodula il reato di caporalato con la sanzionabilità del datore di lavoro nei casi in cui assuma o impieghi manodopera in condizioni di sfruttamento, anche attraverso intermediari, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori“. E parimenti la Lega che ha sempre considerato la lotta all’immigrazione clandestina come la più importante battaglia da portare avanti, sia in campagna elettorale che nelle azioni di governo.

I commenti

Nel corso della conferenza stampa tenuta dalla Cgil Salerno, il segretario generale Arturo Sessa, la segretaria generale della Flai Cgil Salerno Giovanna Basile, e il presidente dell’assemblea generale Anselmo Botte, hanno commentato la vicenda complimentandosi per la complessità delle indagini portate avanti sottolineando che ora è il momento di «Occorre mettere in campo una sinergia tra Istituzioni, imprenditori, associazioni datoriali e organizzazioni sindacali per contrastare un fenomeno che, anche dalla recente inchiesta, è diffuso, ramificato, radicato e pericoloso, pur rappresentando soltanto la punta iceberg».

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente di Confagricoltura, Antonio Costantino, che ha detto «Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Riteniamo che chi opera in agricoltura nel rispetto delle regole sia tutelato da queste iniziative che cercano di far emergere un sommerso che danneggia tutti e che porta ad una distorsione della concorrenza. Non possiamo convivere e confrontarci con chi opera in assoluto dispregio delle regole e rovina il mercato a scapito di chi rispetta la legge». L’occupazione irregolare, specialmente nei campi, è un fenomeno preoccupante e Costantino lo sa: «per favorire l’occupazione regolare – conclude – occorre intervenire sul costo del lavoro e sugli aspetti burocratici che penalizzano le imprese, riducendo gli oneri sociali e semplificando gli adempimenti, soprattutto per la manodopera stagionale. Le aziende agricole che occupano i lavoratori in maniera regolare, e che rappresentano la stragrande maggioranza dei datori di lavoro agricolo, debbono essere messe in condizione di rimanere competitive sui mercati nazionali ed internazionali».

Adesso la palla passa alla magistratura che avrà il delicato compito di accertare i reati contestati. È presto per parlare. Speriamo, però, che chi sa qualcosa capisca che è tardi per tacere.