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Chiuso e riaperto tre volte, adesso i giudici del Tar sentenziano: il “fruttivendolo dell’autostrada” dovrà chiudere. Il Comune offre la soluzione: un posteggio in zona industriale.

Il “fruttivendolo dell’autostrada” dovrà chiudere. Almeno secondo i giudici del Tar che, dopo un calvario fatto di chiusure e riaperture, alla fine hanno dichiarato il ricorso in parte infondato e in parte inammissibile. L’unica opzione per Enrico Piano, 52enne e storico proprietario dell’attività a ridosso dell’autostrada, è quella di accettare l’offerta del Comune: un posteggio in zona industriale. Per adesso, i giudici della Seconda sezione salernitana del Tar campano, presieduta da Nicola Durante, hanno stabilito che la revoca dell’autorizzazione ordinata dal Comune, nell’atto amministrativo firmato dal dirigente del Settore tributi e attività produttive Giuseppe Ragone è legittimo.

RIAPERTO E CHIUSO TRE VOLTE: IL CALVARIO DI PIANO

Le questioni invece legate ai vincoli di proprietà su quell’area saranno argomento dei magistrati del Tribunale civile. L’autorizzazione della discordia, revocata dal Comune, fu rilasciata proprio dall’Ente di piazza Aldo Moro quando nel 2018 Piano partecipò al bando indetto dal Comune per aggiudicarsi un posteggio da 18 metri, ai piedi del rione Belvedere, considerato che prima di quel giorno il 52enne era un “abusivo”. Si è messo in regola, dopo, grazie al placet del Comune. Poi a Palazzo di Città s’accorsero che il posteggio ricadeva su una proprietà privata e revocarono la concessione. L’Ente aveva messo in palio un terreno di proprietà privata, venduti dall’Anas nel 2019.

Si finì davanti al Tar, coi proprietari assistiti dal legale Marcello Fortunato, e con Piano patrocinato dal legale Ferdinando Belmonte. In un primo momento l’ordinanza fu ritenuta fuorilegge, per «omessa comunicazione d’avvio del procedimento»: l’ambulante non era stato coinvolto nelle procedure preliminari. Successivamente, la seconda serrata: comunicata a Piano per un’errata interpretazione dell’ordinanza regionale a firma di Vincenzo De Luca. Infine, la terza ed ultima ordinanza del 24 novembre scorso, quando dinanzi all’attività si presentarono i caschi bianchi per verbalizzare l’occupazione abusiva del marciapiede e di altri 62 metri quadri a fronte dei 18 previsti. L’ipotesi di spostarsi in zona industriale, per un posteggio tecnicamente denominato “F”, probabilmente verrà rifiutata da Piano che sarebbe costretto, dopo diversi anni e una clientela di habitué, ad “emigrare” in un’area assai meno popolosa. Nella Battipaglia conosciuta anche come “Cementopoli”, tra la “giungla” degli ambulanti”, non c’è spazio per il fruttivendolo.