Tempo di lettura: 3 minuti

Continua a crescere il collettivo battipagliese Refuse Factory con attività per il recupero ambientale

Martina Landi, Pierfrancesco La Brocca, Sonia Tramontano e Vincenzo Rizzo, quattro ragazzi con alle spalle esperienze di vita diverse ma con un unico amore: la natura. È questa la protagonista indiscussa delle giornate del collettivo Refuse Factory, un centro sperimentale di cooperazione e lavoro comunitario finalizzato al riuso e alla rigenerazione di materiali di scarto.

Le loro installazioni sono ormai conosciute in diverse zone d’Italia, sulle spiagge e in diverse città sono stati realizzati pesci, delfini, sirene, tartarughe, onde marine ma anche riproduzioni di opere artistiche come l’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci e i templi di Paestum. L’obiettivo è unico: basare il progetto sull’economia circolare, utilizzare quanto più materiale di risulta ed eco-compatibile possibile e smaltirlo nel modo corretto.

Il maneggio

La creatività non manca di certo a questi ragazzi! Partiti dal terrazzo di casa di Sonia, oggi hanno un laboratorio in via Marsala ed anche un maneggio a Serroni Alto, in via Padova. Cavalli, pavoni, cani, gatti, galline: la passione per gli animali sicuramente li unisce, così come quella per le piante. Appena si mette piede in questo maneggio, sembra di entrare in un’altra realtà, completamente estranea a Battipaglia. Un ambiente “bucolico”, come lo definiscono i ragazzi, in cui poter trovare la pace. E questi quattro ragazzi, appassionati di cavalli e della vita di campagna, ma allo stesso tempo amanti del loro lavoro di Architetti e Ingegneri, sono riusciti a riunire ogni loro passione in un unico posto.

«Grazie al sostegno dei miei compagni di squadra, di familiari ed amici – spiega Rizzo – siamo riusciti a sanificare questo luogo prima dismesso. Per noi è gratificante vedere passanti incuriositi affacciarsi ad osservare gli animali o i nostri vicini venire a trovarci anche per un semplice saluto. Vogliamo ridare vita a questo quartiere, alla stessa Battipaglia, e ben presto faremo vivere la magia di questo posto a tutti».

Refuse Factory
Il maneggio di Refuse Factory

I progetti

Eventi, progetti con le scuole e con le associazioni locali, possibilità di frequentare corsi di equitazione, di osservare le installazioni realizzate, di trascorrere una giornata in totale spensieratezza a contatto con la natura: Refuse Factory è una realtà in continua evoluzione!

La prima grande sfida è stata P-Wave, un’onda marina di otto metri realizzata in occasione del Festival Murguero con circa settemila bottiglie di PET per celebrare la forza e la bellezza del mare, ma anche per denunciare il disastroso inquinamento delle acque. Refuse Factory, oggi, conta la presenza in diverse manifestazioni e realtà quali il Giffoni Film Festival, il Parco Archeologico di Paestum e di Pontecagnano. È un gruppo di progettazione a 360 gradi che offre i servizi più disparati: dalle semplici installazioni, alle modellazioni tridimensionali, al rendering e ai fotoinserimenti. Quotidianamente questi giovani dimostrano come sia possibile un utilizzo intelligente e creativo dei materiali di scarto e come artigianato e nuove tecnologie si fondano perfettamente in nome del recupero ambientale.

Refuse Factory
La P-Wave

Ben presto li vedremo coinvolti in una collaborazione con il Bar Capri di Battipaglia. Nel periodo natalizio, infatti, verrà realizzata un’installazione con i materiali di scarto del locale con l’intento di mantenerla attiva per tutto l’anno. «Le nostre sono installazioni interattive – proseguono i ragazzi – belle da vedere ma anche funzionali. Molte di esse vengono utilizzate come raccolta di materiale plastico o di cicche di sigarette. Già mentre le realizziamo stimoliamo l’interesse delle persone che diventano più volenterose nel collaborare. Le nostre attività mirano esclusivamente alla salvaguardia della natura».

I sogni nel cassetto sono tanti, e tra un tramonto ed un’installazione, il collettivo lavora anche al bando “Resto al Sud”, con la speranza di potersi affacciare al mondo della fabbricazione digitale ma soprattutto di poter rimanere in questa città che, se ben valorizzata, ha tanto da poter dare.