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La startup H-Opera del battipagliese Emilio Cataldo premiata da Confindustria. L’innovativa tecnica di stabilizzazione della colonna vertebrale può rappresentare una svolta per il mondo della chirurgia.

Ci sarà un po’ di Battipaglia nelle prossime operazioni di chirurgia che riguardano la colonna vertebrale. La startup dei giovani cervelli salernitani, H-Opera, nata in seno al dipartimento di ingegneria industriale dell’università di Salerno, è stata insignita del premio Best Practices che dal 2006, su iniziativa di Confindustria, conferisce il riconoscimento alle imprese o alle startup che maggiormente si differenziano nel campo dell’innovazione tecnologica.

Il ruolo di Ceo, della giovane startup salernitana, è ricoperto dal battipagliese Emilio Cataldo, 35enne specializzato in ingegneria meccanica. Grazie a questa nuova tecnica messa in campo dai tipi di H-Opera, e grazie anche all’aiuto della stampa 3D, il chirurgo avrà la possibilità di esporre perfettamente la dima con la vertebra d’interesse e farsi guidare dai cilindri per impiantare le viti in modo corretto e più facilmente.

emilio cataldo
Emilio Cataldo

Ma com’è nata la startup H-Opera? «Presentai una tesi di laurea specialistica in ingegneria meccanica sulla progettazione di dispositivi chirurgici custom made per il rachide. Il Laboratorio del DIIN – racconta Cataldo – guidato dai professori Nicola Cappetti e Alessandro Naddeo e con la collaborazione dell’ingegnere Francesco Naddeo, studiava da diversi anni l’anatomia del rachide». il legame col territorio, ha spinto Cataldo a impegnarsi fortemente in questo progetto. «La volontà di continuare a rimanere nella mia città – continua l’ingegnere – e costruire qualcosa qui, mi ha motivato fortemente. Ecco perché ho deciso di impiegare le mie risorse in questo progetto. Ho avuto la fortuna di incrociare sul mio percorso la Techno Design, un’azienda di Battipaglia che da oltre 20 anni opera nel campo della progettazione ingegneristica e che definirei una “oasi felice”. Tra i tanti progetti innovativi che erano in corso, accolsero anche il mio con entusiasmo, e mi seguirono lungo il percorso».

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Cataldo spiega anche i dettagli del progetto. «Principalmente riguarda una dima di foratura per la chirurgia del rachide. Tra le maggiori difficoltà di questo intervento, vi è quello dell’implantologia delle viti all’interno delle vertebre: piccoli errori di posizionamento possono causare danni irreversibili. Allo stato dell’arte, molti chirurghi agiscono “ad occhio” e devono effettuare un gran numero di radiografie, stesso in sala operatoria, per essere certi di aver seguito la giusta traiettoria». Grazie a questo innovativo sistema, i chirurghi avranno “vita facile”. «Con il nostro sistema, una volta acquisite le TAC o RM del paziente, possiamo ricostruire il tratto di interesse ed individuare le traiettorie ideali grazie ad un algoritmo semiautomatico (brevettato). Successivamente, costruiamo una dima “usa e getta” con cilindri guida i cui assi sono allineati alle traiettorie; tale dima combacia perfettamente con la vertebra di interesse» prosegue Cataldo.

IL PREMIO DA CONFINDUSTRIA  

Un progetto capace di catturare l’attenzione di Confindustria. «Ottenere il riconoscimento da un ente di spessore come Confindustria – sottolinea il giovane battipagliese – ci ha dato modo di avere un ulteriore impulso vitale tra le mille difficoltà che il settore dei dispositivi medici presenta (burocrazia, procedure, normative). Tuttavia abbiamo ottenuto, nel corso della nostra attività, anche altri riconoscimenti a livello nazionale come il Premio Marzotto, quello del Ceinge, PNI cube ecc. Devo dire che, però, nonostante la visibilità che questi riconoscimenti ci hanno dato a livello nazionale, paradossalmente in ambiti geograficamente più ristretti, come la nostra città o provincia, viviamo ancora “nell’ombra”. La sensazione è quella di uno scarso interesse e attenzione verso questo tipo di attività innovative».

E i progetti per il futuro? «Abbiamo applicato le nostre procedure anche ad altri lati della chirurgia (come quello maxillo facciale e cranico) e abbiamo notato come il nostro know-how possa essere declinato anche in attività collaterali. Inoltre, con Techno Design, abbiamo realizzato anche ambienti in realtà virtuale e sistemi di realtà aumentata volti al training chirurgico “non invasivo” destinato tanto alla didattica quanto alla sperimentazione».