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Caporalato nella Piana del Sele. La maggior parte dei lavoratori stranieri, in condizioni di schiavitù, lavorano in provincia di Salerno. «Relativamente alla regolarità o irregolarità del contratto si riscontra una significativa percentuale di lavoratori in condizioni occupazionali non standard in misura del 26,1%» è la denuncia della Cgil nel dossier fornito dall’osservatorio “Placido Rizzotto”.

Caporalato. 73.270 operai impiegati nei campi su tutto il territorio regionale. Circa il 70% di nazionalità italiana, con quasi 2.000 maestranze in meno rispetto al 2017, a fronte, però, di un aumento di 1.600 unità lavorativa non appartenenti all’Unione Europea. Sono 21.633 i lavoratori stranieri, con una distribuzione disomogenea tra le cinque province campane: il 45%, infatti, si trova in provincia di Salerno e la restante parte distribuita maggiormente tra Napoli e Caserta. «Relativamente alla regolarità o irregolarità del contratto si riscontra una significativa percentuale di lavoratori in condizioni occupazionali non standard in misura del 26,1%» si legge nel dossier prodotto dall’osservatorio “Placido Rizzotto/Flai-Cgil”. E circa il 27% dei lavoratori (più o meno 5.800 unità) – comunitari e non – non percepiscono un salario secondo le direttive del contratto nazionale né una retribuzione conforme ai medesimi contratti.

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Campania. Occupati italiani, stranieri (non UE) e stranieri (UE) relativi agli anni 2017-2018 con la distinzione tra operai a tempo determinato e operai a tempo indeterminato
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Campania. Occupati Ue e Non Ue in agricoltura (Anno 2018). Con quattro classificazioni: tipo di attività, periodo d’impiego, contratto e retribuzione

Il dossier sul caporalato, che abbiamo scomposto in tre parti (qui la prima), parla chiaro: oltre 5mila lavoratori, nell’intera Piana del Sele, vivono in condizioni occupazionali “non buone/non conformi”, altre 900 (il 15% circa) addirittura in condizioni “indecente/servile”. Ma di cosa s’occupano le maestranze a servizio degli imprenditori del raccolto? Rucola, pesche, fragola, verdure pregiate. Prodotti che hanno reso la Piana del Sele famosa in tutto il mondo. E i controlli? Dopo la promulgazione della legge contro il fenomeno del caporalato, gli imprenditori sono corsi ai ripari concordando “a tavolino” con gli operai, costrette ad accettare perché il lavoro è la conditio sine qua non per poter avere il permesso di soggiorno. Numeri agghiaccianti, specialmente nelle due aree a maggiore vocazione agroalimentare: l’Agro Nocerino Sarnese e la Piana del Sele.

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Oltre il 50% degli operai “lavora” nelle due aree agroalimentari principali: Piana del Sele e Agro Nocerino Sarnese

BATTIPAGLIA ED EBOLI LE CITTÀ COL MAGGIOR NUMERO DI OCCUPATI IN CONDIZIONI DI SFRUTTAMENTO

Battipaglia ed Eboli, risultano essere le città col maggior numero di occupati nella Piana. Capofile della Valle del Sele anche sotto questo punto di vista. A Battipaglia, il numero di lavoratori stranieri e italiani s’equivalgono. A Eboli e Capaccio Paestum, invece, gli operai stranieri rappresentano una percentuale molto più alta.

«Qualche anno fa una decina di lavoratori romeni furono fatti venire direttamente dal loro paese di origine, nei pressi di Bucarest, con un volo per Bari e poi in furgone a Battipaglia. Il salario promesso era molto alto, più di quanto prenderebbe un operaio specializzato in agricoltura: 4/5.000 euro a fine stagione per ciascuno. Era ovviamente una truffa, un inganno per farli espatriare. Dovevano lavorare tre mesi per la raccolta del pomodoro. All’arrivo gli furono tolti i documenti e fatti alloggiare, per così dire, in un casolare diroccato, dormendo letteralmente sui cartoni degli imballaggi. Un bidone faceva da contenitore dell’acqua per bere e lavarsi. Il cibo gli veniva portato da un connazionale che li aveva fatti arrivare su richiesta di un imprenditore italiano. Dopo i tre mesi di lavoro ricevettero 190 euro a testa per ciascun mese di lavoro di 10 ore giornaliere». È l’estratto d’un’intervista rilasciata da una donna ai sindacalisti della Cgil. Battipaglia ed Eboli (insieme alle frazioni di Campolongo e Santa Cecilia), evidenzia il rapporto della Cgil, sono le zone con maggior occupati in queste condizioni, «… di cui una parte caratterizzata dal mero sfruttamento».

Le colture principali nei sette comuni della Piana del Sele