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Gli operai della Maccaferri di Bellizzi sull’orlo del baratro. La cassa integrazione è scaduta, e gli accordi sono saltati. Via ai licenziamenti.

Fumata nera per le maestranze della “Maccaferri” di Bellizzi. Non ci sono i presupposti per la trattativa. Anzi, dai vertici aziendali arriva l’ultimatum sui licenziamenti. Dall’altra parte, gli operai hanno chiesto 25mila euro, non un centesimo in meno, per firmare il piano e andare via. È quanto emerge dall’incontro tenutosi in videoconferenza la settimana scorsa, con i lavoratori davanti ai cancelli dinanzi alla storica fabbrica, leader nel settore dell’ingegneria ambientale, e Paola Musuraca, responsabile del settore risorse umane dell’azienda. «L’azienda è in crisi ed è in concordato. Entro lunedì mattina dobbiamo sapere, altrimenti procederemo ai licenziamenti. Quello che potevamo mettere in piedi l’abbiamo fatto. Il nostro percorso l’abbiamo spiegato nei dettagli, con la ricollocazione di alcuni lavoratori in nostri stabilimenti e quelli da noi controllati» fa sapere Musuraca.

STOP ALLA CASSA INTEGRAZIONE

Gli operai, che fino al 30 aprile erano in cassa integrazione straordinaria dovuta alle misure anti-Covid, adesso sono rimasti a secco. La Cig è scaduta. Le otto settimane di sostegno concesse dal governo sono terminate, e le maestranze chiedono risposte definitive per il loro futuro. Sull’orlo del baratro ci sono ben 30 famiglie. Nelle prossime ore sono attese grosse novità, a seguito dell’incontro tenutosi a Roma lo scorso 30 aprile, e promosso dalla deputata salernitana Anna Bilotti, volto a ottenere uno slittamento delle procedure di licenziamento collettivo. I sindacati sono impegnati in una trattativa che ormai sembrerebbe quasi impossibile. Cgil-Fiom e Fim-Cisl sono in contatto con i dirigenti della Maccaferri per cercare soluzioni alternative. E dopo un primo maggio tutt’altro che da festeggiare, i lavoratori delle storiche officine sono appesi a un filo. E alla proposta lanciata dal sindaco Mimmo Volpe«Se servisse un terreno, 10mila, 20mila metri quadrati per ripartire, siamo pronti a fare la nostra parte per salvare i posti di lavoro. Costituiamo una “newco” con i 30 dipendenti “soci”. Vi diamo noi i terreni».