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Il “Piano Regionale Bonifiche” in Campania interesserà anche la città di Battipaglia. Tra gli 11 siti di stoccaggio provvisori RSU (Rifiuti Solidi Urbani), “realizzati nei periodi di gestione emergenziale e affidati in gestione ai Comuni competenti“, figurano pure le due discariche battipagliesi situate in località Castelluccio e in località Buccoli.

Uno sconto fedeltà. A questo somiglia la decisione della Regione di “alleggerire” il peso dei rifiuti che da oltre trent’anni la città di Battipaglia si porta sulle spalle. 40.000 tonnellate di rifiuti saranno rimosse dalle vasche accanto all’ex Ismar, la regina delle discariche in città meglio conosciuta come “la discarica del Castelluccio”.
39.000 tonnellate sono situate lì: nel sito in località Castelluccio, di proprietà dei fratelli Enzo e Giuseppe Cavaliere, ma gestito dal Comune di Battipaglia. Le altre 1.600 tonnellate, invece, appartengono alla discarica in località Buccoli, di proprietà privata, e gestita dal Consorzio Asi. I lavori costeranno circa 2 milioni di euro e la gara d’appalto, indetta dalla Regione con Invitalia, è già stata pubblicata con scadenza al 25 giugno.
Ma non cadano nell’inganno, i cittadini battipagliesi, di pensare che, dal prossimo mese, bonificheranno le discariche. Anche perché è scritto chiaro e tondo nelle carte prodotte a palazzo Santa Lucia: “Non è oggetto di intervento l’eventuale bonifica/messa in sicurezza, il ripristino e la riqualificazione dei siti“. Come a dire: vi togliamo i rifiuti, niente più. E sarebbe anche cosa buona e giusta toglierli questi rifiuti. Però tutti. Perché le discariche battipagliesi, autorizzate e non, accolgono ancora centinaia di migliaia di rifiuti, con buona pace della Regione e del Piano Bonifiche. Una su tutte, la sempre citata Ismar (ormai ex) chiusa nel 1996 durante l’amministrazione Zara, che per oltre 15 anni ha servito decine e decine di comuni del salernitano, sino al fine vita dichiarato nel 2009.

BREVE CRONISTORIA DEI RIFIUTI A BATTIPAGLIA

Una storia travagliata quella dell’ex Ismar che comincia alla fine degli anni ’70 quando, chiusa la discarica di Giffoni, l’Amministrazione guidata dall’allora sindaco Enrico Giovine aprì una discarica sui terreni di Cavaliere e D’Amato. Nel 1988, dopo che la discarica fu requisita, l’Ismar divenne il gestore a tutti gli effetti. Erano gli anni in cui, nella provincia di Salerno, c’era una sola discarica e tutti i Comuni portavano lì i rifiuti. Poi i controlli, i sequestri, la bonifica e il passaggio di gestione all’Enea che ne riprende le attività. Era la metà degli anni ’90 e Battipaglia iniziò a conoscere uno dei suoi peggiori nemici: la puzza nauseabonda.

In Campania venne dichiarata l’emergenza rifiuti. I cittadini protestarono con presidi e scontri con la celere, fino ad ottenere la chiusura della discarica. Ma fu un buco nell’acqua: Antonio Rastrelli (presidente della Regione in quegli anni) firma un documento che individua Battipaglia come la sede del termodistruttore.  Alla fine non si fece, ma arrivò il CDR. E arrivò anche un protocollo d’intesa, nel 2001, che prevedeva la reale bonifica a Battipaglia. Ad oggi, ahinoi, ancora disatteso.