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Officine Landi, il futuro è green. Rigenerare l’usato per salvare il pianeta: l’ultima scommessa dei fratelli Gerardo e Andrea che hanno deciso di puntare sulla nuova vita dei materiali.

In piena crisi ambientale le Officine Landi accettano la sfida dell’economia circolare e puntano su alcuni fattore chiave: tecnologia, competenza, rigenerazione. I fratelli Gerardo e Andrea hanno deciso di puntare sulla nuova vita dei materiali: una strategia contro il fine vita dei componenti che fa bene all’ambiente ed è un vantaggio per i consumatori che risparmiano sull’acquisto di un pezzo totalmente nuovo.

Officine Landi«Il modello di economia in cui abbiamo creduto fino ad oggi ha avuto successo nel secolo scorso grazie ad un’elevata accessibilità a grandi quantità di risorse ed energia. Ma ora viviamo in un mondo in cui le risorse sono finite e anche il mercato può aiutare il pianeta cercando nuove soluzioni di business. Noi abbiamo puntato sulla rigenerazione dei ricambi, settore è in costante crescita – commenta Gerardo -. I prodotti rigenerati soddisfano gli stessi standard dei ricambi originali e vengono sottoposti a rigorosi test funzionali e di qualità. Nello specifico ci occupiamo di vendita di scatole sterzo, servosterzo, idroguide, di ogni tipo di componente del sistema sterzante, dei freni, delle centraline e del cambio».

Officine LandiIl primo vantaggio derivato dalla rigenerazione dei ricambi è rappresentato dalla possibilità di poter riparare componenti motore appartenenti a vetture di una certa età per le quali può risultare difficile trovare i ricambi necessari. Il vantaggio economico che deriva dall’utilizzo dei ricambi rigenerati va da un minimo del 20% in meno, per alcuni prodotti più complessi a oltre il 50% per quelli più diffusi. L’oscillazione del prezzo chiaramente dipende dal tipo di lavorazione a cui deve essere sottoposto il componente, oltre che dalle spese per la movimentazione del reso e la domanda per quel tipo di ricambio.

Produrre un ricambio nuovo ha dei costi energetici molto superiori rispetto al ricondizionamento di uno vecchio, basti considerare anche solo semplicemente le emissioni di CO2, ovvero di anidride carbonica. Ad esempio la rigenerazione di un motorino di avviamento produce circa un chilogrammo di anidride carbonica, mentre la produzione dello stesso pezzo nuovo arriva a circa dieci chilogrammi. Per non considerare poi il fatto che gettare via i vecchi ricambi significa gettare quintali di ferro, un materiale molto difficile da smaltire.

«Ci sentiamo dei precursori di circolarità perché già da vent’anni ci preoccupiamo di chiudere alla perfezione il ciclo di smaltimento dei componenti e dei materiali da officina. Il futuro dell’officina è verde. È necessario rigenerare prodotti e componenti per riuscire a rendere questo mondo più sostenibile» concludono i due fratelli. Un buon esempio di come sia possibile contribuire al risparmio di materiali ed energia, di fronte ad un obiettivo ambizioso.