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Articolo estratto da “La Città di Salerno”

Miasmi a Battipaglia: si torna in aula. Ieri mattina, presso la sezione civile del tribunale di Salerno, il giudice Francesca Sicilia ha ascoltato nuovamente il privato cittadino, difeso dall’avvocato Antonietta Di Genova, che, a dicembre del 2017, presentò un ricorso contro l’impianto di compostaggio di Eboli e l’ex Stir di Battipaglia sostenendo che i cattivi odori provenissero da lì. E per la prima volta il Comune di Battipaglia, rappresentato dall’avvocato Gennaro Izzo e intervenuto ad adiuvandum nel processo assieme a Legambiente (rappresentata dall’avvocato Italo Carbone), ha fatto verbalizzare la sua intenzione di intentare un’ulteriore causa qualora il giudice non dovesse accogliere le richieste del ricorrente, poiché il problema dei miasmi è diventato di carattere generale e riguarda tutta la città.

Che, nei fatti, sono due: nominare un nuovo Ctu (consulente tecnico) che effettui ulteriori sopralluoghi sul posto per verificare la provenienza dei miasmi; e la richiesta dell’escussione di sommari informatori, che tradotto dal linguaggio giuridico vale a dire riservarsi la possibilità di ascoltare altre persone informate sui fatti. «Probabilmente – commenta l’avvocato Italo Carbone riusciremo a ottenere solamente l’escussione di sommari informatori e non la nomina di un nuovo Ctu». Le controparti hanno richiesto il rigetto della richiesta, e il giudice Sicilia si riserverà di decidere nei prossimi venti giorni, tempo minimo per valutare bene il caso visto che è il terzo cambio di giudice in tre anni.

La vicenda comincia al termine del 2017. All’epoca, il primo giudice che seguì il caso ordinò una consulenza tecnica per verificare se le emissioni odorigene provenissero dai due impianti. Ci vollero un anno di sopralluoghi, sedici per l’esattezza, prima che il consulente tecnico stabilì che i miasmi provenivano, in tutti i casi, da entrambi gli impianti. Nei pressi dell’abitazione del ricorrente, invece, solamente in tre occasioni. Poi, agli inizi del 2019, l’impianto di compostaggio di Eboli fu posto sotto sequestro dal giudice penale. E l’ordinanza del giudice fece emergere una serie di criticità mai rilevate dal consulente tecnico nonostante le pressanti richieste da parte di Legambiente. Il fenomeno dei miasmi persisteva anche dopo il sequestro, ma la decisione non venne presa perché il giudice cambiò.

Il caso fu affidato a Valentina Chiosi che, anch’ella, si riservò sulla decisione perché il sequestro era avvenuto da pochi mesi. Si è andato avanti, in questa situazione di stallo, fino al 2020. Dopodiché è arrivato il Covid a bloccare tutto. Ieri si è tornati in aula, col terzo cambio di giudice. Un’attesa infinita, e una città infestata.