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Non c’è spazio per i 40 alunni, perlopiù stranieri, dell’associazione “San Filippo Neri Club School” che da tre anni praticavano il doposcuola solidale all’interno dei plessi scolastici battipagliesi. Il Covid-19 ha imposto misure stringenti per le scuole, e adesso i ragazzi non sanno dove andare. Perché uno spazio, attualmente, non c’è.

Il Covid-19 ferma anche il doposcuola. Per gli alunni, dai 6 ai 18 anni, e perlopiù stranieri, che praticavano il doposcuola presso l’associazione “San Filippo Neri Club School” a Battipaglia non c’è uno spazio da potergli concedere. E così, i circa 40 alunni che negli istituti scolastici “Fiorentino”, “Marconi” e “Gatto”, tenevano lezioni d’italiano nell’ambito del progetto d’integrazione messo in piedi dagli associati, quest’anno non sapranno dove andare.

Ché già organizzare aule e spazi per l’inizio della scuola, ormai alle porte, sembrerebbe una missione ardua. «A causa del Covid-19 – spiega Gabriella Capone, una delle responsabili dell’associazione – quest’anno non ci hanno potuto concedere gli spazi. Con tutte le problematiche del caso, capiamo che non possiamo avere più quelle aule». Il doposcuola sociale, in città, rappresenta un grande sostegno alle famiglie in difficoltà e ai bambini stranieri che cercano d’integrarsi e migliorare il loro livello scolastico. «I nostri ragazzi ci hanno chiesto – continua Capone – quando ricomincerà il doposcuola. Non sappiamo cosa rispondergli per adesso. Perché non habbiamo più una sede. Per questo lancio il mio appello a tutta la comunità battipagliese: concedeteci un locale, che abbia almeno un bagno, per poter proseguire le nostre attività. Le belle favole non dovrebbero finire mai, soprattutto quando riguardano i più piccoli».

E nel comune orfano dell’assessore alle politiche sociali, da un paio di settimane, s’aggiunge il problema della mancanza di interlocuzione. «Prima che si dimettesse – spiega Capone – la nostra interlocutrice era Monica Giuliano. Adesso è andata via. E non sappiamo chi dell’amministrazione possa aiutarci a trovare uno spazio». La “San Filippo Neri Club School”, progetto cominciato in seno al “Caffè 21 Marzo” – il bene confiscato alla camorra e restituito alla collettività, che ha abbassato la saracinesca da oltre un anno in attesa di riaprire – e poi divenuta associazione, è nata per opera di tre volontari: Roberto Giordano, Gabriella Capone ed Enza Pandolfo. Che per non farlo morire, il progetto, sarebbero disposti a tutto. «Siamo disposti anche a pagare un canone mensile – conclude Capone – ovviamente a prezzi accessibili. Abbiamo fatto richiesta per la scuola “De Amicis” ma non è possibile averle per la questione dell’inagibilità». Nella città dove è in arrivo una colata di cemento, per combattere la crisi socioeconomica da Covid-19, non c’è nemmeno l’ombra d’uno spazio per gli alunni della “San Filippo Neri”. Chè come ebbe a dire un giorno Giulio Tremonti «con la cultura non si mangia».

Articolo estratto da “La Città di Salerno” 03/09/2020