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Gli “ex Treofan” salutano, addio Jcoplastic. Dopo le numerose battaglie degli anni passati, nove dipendenti rassegnano le dimissioni. Lo scorso 31 giugno, nove dei cinquantadue operai salvati a seguito dei 14 mesi di battaglie sindacali, portate avanti dal dicembre del 2018 a febbraio del 2020, hanno deciso autonomamente di fuoriuscire dall’azienda. Una scelta personale, e singolare, che ha lasciato spiazzati i vertici della Jcoplastic spa dell’amministratore delegato Antonio Foresti. «Nessuno se lo aspettava». Questo trapela sia tra i colleghi che tra gli amministratori dell’azienda dedita alla produzione e alla lavorazione di materiale plastico sulla zona industriale di Battipaglia.

NESSUN DISSAPORE CON L’AZIENDA: SCELTA VOLONTARIA DEI 9 OPERAI

Nessun dissapore, nessun evento particolare che abbia fatto maturare la decisione. Anzi, lo scorso 30 giugno, quando negli uffici di Confindustria a Salerno è stato sottoscritto un accordo conciliativo tra le parti, ai 9 dipendenti è stata riconosciuta anche un incentivo economico. Stando alle prime indiscrezioni, avrebbe inciso sicuramente la tipologia di lavoro, notevolmente differente rispetto ai tempi della Treofan. In Jcoplastic, la tipologia di lavoro è sicuramente “più fisica”, manuale, rispetto al lavoro di “manutenzione” al quale erano abituati gli operai “ex Treofan”. «Questo non significa che non lo volessero fare» assicurano dalla Jcoplastic. Considerate le modalità di autoesclusione, è molto probabile che i nove dimissionari abbiano incontrato un’alternativa più conveniente. Dipendenti rimpiazzati? Per adesso no. Attualmente Jcoplastic non assumerà a tempo indeterminato. Potrebbe però ovviare a questa carenza ingaggiando lavoratori stagionali, per un tempo determinato, in attesa di svolte future.

Una notizia, quella dei nove addii, destinata comunque a far rumore. In particolar modo per il grande eco mediatico che ebbe, sul finire del 2018, la vicenda che coinvolse gli ottanta operai dell’ex Treofan. I proprietari indiani decisero di chiudere lo stabilimento a gennaio del 2019. Le famiglie finirono sul lastrico, e il caso alla ribalta delle cronache nazionali. Oltre un anno di trattative spalla a spalla con i sindacati. Fino a quando nel febbraio del 2020 arrivò la svolta: Jcoplastic acquistò l’azienda da Jindal per 5,6 milioni di euro salvando le maestranze dopo quattordici mesi di intense battaglie che coinvolsero i vertici, locali, regionali e nazionali a qualsiasi livello. Adesso, nove di quei protagonisti hanno deciso di fare dietrofront. Poco più d’un anno dopo il passaggio con l’azienda di materiale plastico. Un lasso di tempo che, evidentemente, è bastato per capire la differenza tra i due lavori. Accordo conciliativo, buonuscita e ognuno per la sua strada.