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Una sentenza della Cassazione destinata a fare giurisprudenza: ditta e condominio condannate al risarcimento di un inquilina per un furto di gioielli dal valore di 33mila euro. Secondo i giudici della Suprema Corte sono diverse le responsabilità della ditta e del condominio.

Furto di gioielli per 33mila euro nell’abitazione di via del Centenario: ditta e condominio costrette a risarcire il proprietario. È scritto nero su bianco in una sentenza della Cassazione destinata a fare giurisprudenza. Tutto comincia quando Maria Luisa Falcone, proprietaria d’un immobile situato al quinto piano di via del Centenario, nel palazzo Lo Bosco, convenne davanti al Tribunale di Salerno sia il condominio che la ditta “Gio.Pi” ritenendoli entrambi responsabili per il furto di gioielli subito nella casa dei suoi genitori dov’era però domiciliata. I ladri, che s’erano introdotti nell’appartamento trafugando oggetti preziosi per un valore stimato di circa 33mila euro, sarebbero stati agevolati dalla presenza di un’impalcatura priva di sistema di allarme e scarsamente illuminata.

Lo scenario descritto dai legali di Falcone, Massimiliano Farro e Vincenzo D’Ambrosio, evidenziava due aspetti cruciali: la negligenza della ditta esecutrice dei lavori e la mancata custodia da parte del condominio. Mentre la ditta decise di rimanere contumace, il condominio tentò una difesa, tramite l’avvocato Giovanni Concilio, provando a chiamarsi fuori da ogni responsabilità. Ma le tesi del legale non furono sufficienti a convincere i giudici del Tribunale, che condannò condominio e ditta al risarcimento dei 33mila euro. Successivamente, nel 2019, il caso arrivò sulle scrivanie dei magistrati della Corte d’Appello salernitana. Che confermò la responsabilità dei convenuti, aggiungendo che quest’ultima sarebbe stata provata dalle testimonianze e dai riscontri oggettivi forniti dal commissariato di polizia di Battipaglia, escludendo qualsiasi responsabilità di Maria Luisa Falcone nel custodire i gioielli, tesi avvalorata dalla presenza di una porta blindata, e riducendo però l’importo del risarcimento a 10mila euro.

I GIUDICI DELLA CORTE SUPREMA CONFERMANO LA CONDANNA AL RISARCIMENTO

La battaglia, infine, è proseguita in Cassazione dove il condominio ha proposto un secondo ricorso. La corte suprema con sede in via Cavour a Roma, presieduta da Adelaide Amendola, lo ha ritenuto inammissibile condannando definitivamente il ricorrente al pagamento delle spese legali, e al risarcimento quantificato in 10mila euro, considerando l’impossibilità a dimostrare il reale valore dei gioielli trafugati dai ladri in via del Centenario. «Il giudice – si legge nella sentenza – deve procedere alla liquidazione equitativa dei danni di cui riconosca l’esistenza, tanto nell’ipotesi in cui sia completamente mancata la prova del loro ammontare, a causa dell’impossibilità di fornire idonei elementi al riguardo» si legge nella sentenza pubblicata solamente lo scorso 27 dicembre, ma decisa il 28 settembre del 2021 nella Camera di Consiglio della Corte di Cassazione.