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Sabato mattina, alle ore 9.30, i funerali di Claudio Mandia nella chiesa “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia. Stasera alle 19 la camera ardente in parrocchia. Il corpo è tornato oggi a casa.

L’ultimo saluto a Claudio Mandia, 17enne battipagliese morto per impiccagione lo scorso 16 febbraio all’interno della EF Academy di Tarrytown, il prestigioso campus newyorchese che sorge 40 chilometri a Nord di Manatthan, amici e conoscenti potranno darlo domattina alle 9,30. Nella chiesa madre “Santa Maria della Speranza”, le campane della parrocchia suoneranno a lutto prima dei funerali del giovane, a cura dell’agenzia di onoranze funebri “Enrico Gizzi”. Dagli Stati Uniti d’America è arrivato il benestare per il rilascio della salma. Il corpo esanime di Claudio Mandia è sulla via del ritorno: stamattina alle 7,15 l’arrivo a Roma. Poi la salma sarà sdoganata e viaggerà in direzione Battipaglia. Verso la chiesa “Santa Maria della Speranza”, nel cuore della città, dove alle 19 sarà celebrata una veglia guidata dal parroco, padre Vincenzo Sirignano, e dal vice, padre Ezio Miceli, entrambi vicinissimi ai Mandia in questi giorni. Papà Mauro e mamma Elisabetta ieri sono tornati a casa, in via Verga, nel cuore del quartiere Sant’Anna. Folle di battipagliesi ed ebolitani si sono precipitati in casa dei patron della “Fiad”: i familiari di Claudio, visibilmente affranti, non hanno perso la lucidità e la speranza.

Paul Oliva, capo dipartimento polizia Mount Pleasant
Paul Oliva, numero uno del commissariato di Mount Pleasant, a capo delle indagini sulla morte di Claudio Mandia

Nove giorni dopo quel maledetto 16 febbraio, quando Claudio, alle porte dei suoi 18 anni, ha deciso di compiere l’estremo gesto, il corpo senza vita tornerà in patria. Una tragedia che ha sconvolto la comunità battipagliese, ancora incredula dinanzi all’accaduto. Il 17enne battipagliese, come confermato dal commissariato di Mount Pleasant, agli ordini del capo Paul Oliva, che dirige le operazioni d’investigazione del caso, è morto per impiccagione. E al momento del ritrovamento del corpo non era nella camera dove era solito trascorrere il suo tempo. Un indizio che lascia intendere chiaramente che l’isolamento al quale sarebbe stato sottoposto Claudio, come punizione per un compito copiato e ritenuto fondamentale per il diploma, è ormai fuori di dubbio. Ci sono ancora dubbi che solamente le indagini portate avanti dagli ufficiali statunitensi potranno sciogliere.

George Bochetto
George Bochetto, il legale statunitense che assiste la famiglia Mandia

D’altronde, la “EF Academy”, in una nota partorita nei giorni scorsi, non ha smentito questo aspetto ribadendo che «il cibo accanto alla porta lo lasciavamo anche ai contagiati da Covid» precisando, inoltre, che si difenderanno da ogni accusa «solamente quando le indagini saranno concluse». Eppure Claudio non aveva contratto nessun virus. Ché a quell’età, l’unico contagio ammesso dovrebbe essere quello della felicità e dei sogni. C’era un compito andato male, e forse la paura di affrontare i genitori, in viaggio per festeggiare i suoi 18 anni, e discutere della possibile espulsione dal college. L’istinto ha prevalso sulla ragione. E in quelle ore infernali, Claudio ha deciso di mettere fine alla sua esistenza. La sorella minore del ragazzo, che pure studiava alla “Ef”, è stata ovviamente portata via. Per scelta dei genitori.

Sarà il tempo a restituire la verità su quanto accaduto nel college. Perché ad oggi, gli inquirenti, non escludono nemmeno il coinvolgimento di persone terze che potrebbero essere state responsabili della morte di Claudio. Secondo i legali della famiglia Mandia, capitanati dall’avvocato statunitense George Bochetto, la “EF Academy” è da ritenersi responsabile per il trattamento «primitivo» riservato al 17enne. Ma ci sarà tempo per appurarlo. Per dare l’ultimo saluto a Claudio, invece, ce n’è sicuramente meno. L’ultima occasione di stringersi intorno a lui sarà sabato mattina.