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«I nostri diritti vengono calpestati, ogni giorno la nostra salute è a repentaglio». È questo l’allarme lanciato dagli addetti alle pulizie dell’ospedale di Battipaglia che ieri mattina, intorno alle 10.30, si sono riunite davanti all’ingresso del nosocomio per denunciare condizioni di sfruttamento e assenza di presidi sanitari. Tutte donne, nonostante tra i cinquanta addetti alle pulizie ci siano anche diversi uomini. Una protesta “rosa” contro le assurde condizioni alle quali sono costrette a sottostare quando lavorano all’interno della struttura.

Le ditte committenti, infatti, non hanno dotato il personale nemmeno delle mascherine chirurgiche e dei guanti. E dopo i due casi di positività tra i dipendenti della Dussmann, l’impresa di pulizia tedesca con sede a Bergamo per la quale lavorano, l’allarme cresce. «Quando veniamo a lavorare torniamo a casa sempre con il dubbio di portare il virus con noi» affermano le operaie. Il malcontento è doppio a causa delle condizioni contrattuali. Sette euro all’ora, e contratti che variano dalle quindici alle venti ore settimanali. Troppo poco per chi ha bisogno di portare uno stipendio dignitoso a casa che, nella migliore delle ipotesi, non supera i seicento euro.

OSPEDALE BATTIPAGLIA, SETTE ANNI SENZA L’ADEGUAMENTO DEL CONTRATTO

Da sette anni le maestranze attendono una rivalutazione del contratto e lo scatto di anzianità, che non sono mai arrivati. E i tamponi? Da marzo a novembre, in oltre otto mesi, non ne è stato fatto uno. «Duecentocinquanta giorni di pandemia e mai nessuno di noi ha fatto il test, nonostante dovrebbero essere le ditta a incaricarsene» dicono le operaie che denunciano pure assunzioni di favore «A settembre, con la scusa del Covid, hanno assunto personale a 28 ore settimanali nonostante noi lavoriamo qui da vent’anni». E adesso l’Asl corre ai ripari. Da qualche giorno, infatti, l’azienda ospedaliera sta provvedendo autonomamente allo screening sugli addetti alle pulizie: due o tre tamponi al giorno, anche se non spetterebbe a loro farlo.

Ieri, lo sciopero è stato proclamato su tutto il territorio nazionale da parte della Cgil, della Cisl e della Uil. Ma Guglielmo Loreto, sindacalista autonomo della Salpi Fenalt, è perplesso: «Mi pongo una domanda: come mai su Battipaglia e Salerno non c’è stata adesione allo sciopero? Perché i sindacati hanno scritto che la presenza sarebbe stata limitata a causa del Covid?». Chi era presente ieri giura: «Hanno paura di qualche ripercussione». Intanto, venerdì mattina, le lavoratrici sono state a colloquio con uno dei dirigenti dell’ospedale battipagliese Antonio Trimarco, al quale hanno fatto recapitare una lettera congiunta dove vengono evidenziate tutte le problematiche del caso.