Tempo di lettura: 2 minuti

L’autista dello Scuolabus, Raffaele Barone, detto “O Barone”, va in pensione 40 anni dopo. Accompagnò i bambini arrivati dalla Bielorussia a Battipaglia.

«Il giorno più toccante dei miei 40 anni di lavoro? Quando andai all’aeroporto di Roma per accompagnare i bambini che dalla Bielorussia dovevano arrivare a Battipaglia: lo feci senza prendermi nessun contributo extra, fu un gesto fatto col cuore e per i bambini». Parla così, nel suo primo giorno di pensione, “O Barone”, simpatico appellativo che in città, a Battipaglia, riconoscono a Raffaele Barone, dal 1982 autista dello scuolabus comunale e da oggi ufficialmente in pensione. A 67 anni, Barone saluta Palazzo di Città dove per quattro decadi ha accompagnato i bambini nei vari plessi scolastici del territorio.

«La mia zona è sempre stata la periferia: Aversana e Fasanara. Tutte le mattine lo stesso tragitto per accompagnare gli alunni in classe. Oggi rimangono solo i ricordi, che sono tutti meravigliosi». Spezzerà la routine dopo 14.600 giorni di quel lavoro che un po’, già gli manca. «Mi lascia un po’ di malinconia – ammette Barone – perché lasciare improvvisamente il servizio non è facile. Proverò a tenermi impegnato con qualche svago a costo zero, considerando che la mia patente è stata regolarmente rinnovata». Gli ultimi anni in servizio, “O Barone” ha dovuto affrontarli nel bel mezzo d’una pandemia che tiene sotto scacco il mondo intero. «Ci siamo dovuti adeguare, ovviamente – dice – perché se prima tutte le mattine, puntualmente alle 7.10, mettevo in moto lo scuolabus per accompagnare circa 30 bambini, ovviamente abbiamo dovuto ridurre i posti e fare più giri. Mascherine, igienizzanti e tutte le precauzioni del caso, perché gli alunni sono la priorità e ho sempre svolto con amore il mio lavoro».

Da domani, al posto di Raffaele Barone ci sarà un collega. «Gli alunni sono in buone mani – continua – perché mi sostituirà un collega in pianta stabile, Ugo, che da tanti anni svolge questo lavoro». Quarant’anni fa, era una Battipaglia diversa. «Mi assegnarono subito il tragitto più difficile – racconta – ma mi ambientai presto. Arrivavo quasi fino a Pagliarone, poi arrivarono più mezzi in dotazione all’Ente e ci divisero in varie zone alleggerendo il carico di lavoro». Adesso però arriva la pensione. «Cercherò di godermela – conclude – com’è giusto che sia, ma proverà a tenermi sempre impegnato. Per la vita che ho condotto non è semplice stare fermi, non è il tipo di vita che m’immagino in futuro».