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È bastata mezz’ora di Consiglio comunale per decretare un rincaro del 26% sull’imposta comunale sui rifiuti. La maggioranza in Consiglio è dovuta correre ai ripari in vista dell’aumento dei costi del servizio di raccolta e conferimento dei rifiuti previsto per il 2019, che passerà dagli attuali 10,230 milioni di euro ai quasi 12 milioni previsti per l’anno in corso. Un aumento che pagheranno i cittadini, dal momento che la Tari è una tassa che non può essere coperta da altre voci di bilancio.

La notizia ha generato ovviamente già molti malumori in città. Sul piede di guerra soprattutto gli imprenditori dell’area industriale, già vessati da altissime tariffe sullo smaltimento dei reflui e rifiuti delle loro attività. Non da meno, i cittadini si troveranno a pagare mediamente 100 euro in più all’anno rispetto alle tariffe annuali per un appartamento di 100mq. Il tutto, in una città in cui il peso degli impianti di trattamento dei rifiuti è diventato insostenibile. Oltre il danno, dunque, la beffa. Quella che da più parti viene definita “la città della monnezza”, perché riceve quotidianamente i rifiuti dell’intera provincia di Salerno, si troverà ad avere una delle più alte tariffe Tari della regione.

Le lamentele per la puzza, così come quelle per una città sporca, le cui strade raramente vengono attraversate dai netturbini, e affastellata da microdiscariche anche nelle zone centrali, non sono servite finora ad invertire la rotta sulla gestione dei rifiuti e dell’ambiente. Il fattore di Pressione, presentato nei giorni scorsi dalla Giunta comunale come la soluzione a tutti i mali della città, non ha tenuto evidentemente presente di un’altra “pressione”, quella fiscale, sulle tasche dei cittadini. Peccato.