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Il consigliere d’opposizione Gerardo Motta presenta una mozione sul diritto di prelazione sulla vendita dei Casoni Doria e chiede i nomi dei responsabili. Il consiglio comunale approva la delibera sul “fattore di pressione” ma i comitati s’infuriano: “Vogliamo sapere qual è il valore di soglia non superabile”.

Vogliamo sapere qual è il valore di soglia non superabile” è questa la richiesta dei comitati e delle associazioni all’indomani della delibera sul fattore di pressione approvata dal consiglio comunale alla vigilia della festa della Liberazione. Fatta eccezione per Alfonso Baldi, contrario, e gli astenuti Mirra e Cairone (Motta non ha votato), sono 15 i consiglieri che hanno espresso parere favorevole.

«Ieri Battipaglia si è arresa. Sul fronte dei rifiuti, nella battaglia contro gli impianti sul nostro territorio, nell’assedio di decine di impianti pubblici e privati che ci stanno trasformando in “Monnezza City”, il nostro Consiglio Comunale ha sventolato, la bandiera bianca» scrive Raffaele Petrone, ex consigliere ed ex portavoce del comitato “Battipaglia dice No”.

«La delibera è stata scritta con la complicità esplicita dell’assessore Bonavitacola, che non vedeva l’ora di poter guadagnare la connivenza del Comune contro le proteste dei cittadini.
Sul piano giuridico la delibera è inutile: la competenza ad autorizzare gli impianti non è del Comune ma della Regione. Quando in futuro il Comune darà parere negativo per il “fattore di pressione” si sentirà rispondere che non è compito suo fissare dei limiti. Quindi è inutile averla approvata» prosegue Petrone.

AMMINISTRAZIONE CONNIVENTE O INGENUA?

«Un’amministrazione guidata da una sindaca che ha detto di essere disposta ad incatenarsi davanti allo STIR e che in pratica accetta – conclude Petrone – un Piano Regionale che diceva di voler combattere. Assessori e consiglieri che accettano l’inaccettabile, lo votano, lo approvano. Persino Forza Italia che approva una via di fuga e di salvezza per le scelte scellerate del piddino De Luca che intende usarci per risolvere i problemi di immondizia che nei prossimi mesi lo assaliranno. Perché? O perché si sono venduti o perché non capiscono cosa fanno. Vogliamo essere buoni: siamo sicuri che si tratti della seconda spiegazione.

MOTTA CHIEDE I NOMI DEI RESPONSABILI

E intanto il consigliere d’opposizione Gerardo Motta chiede i nomi dei responsabili all’interno della macchina comunale. Sulla vicenda Casoni Doria, infatti, Motta ha presentato un’interrogazione durante l’ultimo consiglio comunale. Facciamo un passo indietro: tutto comincia dall’atto di vendita di uno dei Casoni Doria dal titolare della Slam, Marco Pontecorvo, a un privato. Nel 2011, però, la sovrintendenza aveva stabilito che i Casoni Doria erano un bene pubblico, motivo per il quale quando un bene pubblico viene posto in vendita, la sovrintendenza ha l’obbligo di comunicarlo all’Ente per sapere se è interessato all’acquisto.

Ci fu un consiglio comunale, qualche mese fa, dove emerse che il problema serio era rimettere in sesto i Casoni Doria e non la cifra in sé (appena 20.000 euro). Successivamente l’ingegnere Salerno preparò una relazione tecnica dove espose una cronistoria dei Casoni e sottolineando come fosse parte integrante di un permesso a costruire rilasciato in zona Santa Lucia. «Su questa vicenda – dice Motta – si è pronunciato il primo grado a livello penale. Cito testualmente: “Non si è raggiunta la prova della collusione tra pubblico e privato”. Le sentenze si rispettano, ma la storia è complicata: nella disamina dell’ingegnere Salerno si parla di negligenze. Queste negligenze le fanno persone pagate dall’Ente e quindi da tutti noi. Sono persone fisiche, dobbiamo capire la colpa di chi è nel Comune».

Oggi, il dirigente dell’area tecnica Carmine Salerno ha dichiarato decaduto il permesso a costruire in zona Santa Lucia. La decadenza, come ha sottolineato Motta in consiglio, arriva con quasi sei anni di ritardo. Il primo permesso risale al 2004, poi il secondo nel 2008 il terzo nel 2009 e ancora un prolungamento biennale fino al sequestro del 2012. Dunque, il progetto residenziale e commerciale redatto dall’architetto Di Cunzolo è decaduto. Ma solo per quella parte di lavori non eseguiti. Sì, perché 11 fabbricati già sono stati costruiti. Ora bisognerà capire se la Slam otterrà un nuovo permesso a costruire per completare il progetto.