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L’ex Tabacchificio “Farina” non è più in vendita fanno sapere da Palazzo di Città E per il Macello comunale forse c’è un acquirente. E dall’amministrazione comunale, sette giorni dopo, arriva la risposta sulla vicenda della Corte dei Conti.

Il Comune blinda il Tabacchificio. L’immobile di via Farina, tra gli stabilimenti simbolo della città capofila della Piana del Sele, lì dove la Saim, la società agricola industriale meridionale, tirò su i capannoni per liofilizzare e custodire il tabacco, oggi è un locale fatiscente abbandonato al degrado nonostante oggi ospiti la sede della Polizia municipale e gli uffici di Alba srl, la società in house dell’Ente di piazza Aldo Moro. Il Comune prova a venderlo, invano, dal 2013. Adesso però a Palazzo di Città hanno cambiato idea. Dopo che la Corte dei Conti, sul finire del 2021, ha concesso all’Ente la possibilità mettere a reddito i beni, oltre che di venderli, l’amministrazione comunale ha deciso di blindare il Tabacchificio. E non solo.

UN EXPO NELL’EX TABACCHIFICIO

cecilia francese toto assessori
Cecilia Francese, rieletta sindaca lo scorso 17 ottobre

«Ho dato già input agli uffici di stilare una lista di tutti i beni a nostra disposizione e per ognuno di loro descrivere lo stato in cui si trovano, la posizione e decideremo quali vendere e quali no» ha affermato a riguardo la rieletta sindaca Cecilia Francese. Un Expo nel Tabacchificio, e forse la svolta sul Macello comunale. «A Battipaglia manca un polo fieristico – aggiunge la sindaca – e il Tabacchificio potrebbe essere la sede giusta stando a 1 km da stazione e autostrada. Ma potrebbe diventare anche un laboratorio universitario o un centro direzionale, vedremo. Intanto in questi giorni incontreremo imprenditori interessati all’acquisto del Macello comunale. Non so cos’hanno in mente di farci, ma probabilmente un’attività commerciale o un deposito agricolo». Che ieri mattina, tramite una nota affidata al suo staff, ha rotto il silenzio sette giorni dopo in merito alla preoccupante relazione stilata dai magistrati della Corte dei Conti, i quali hanno messo in guardia l’Ente sulle anomalie contabili e sui problemi di natura economica che ancora persistono in capo al Comune.

FRANCESE: STOCCATA A VISCONTI SULLA CORTE DEI CONTI

«Dal 2016 ad oggi – si legge – abbiamo ridotto totalmente il disavanzo, ecco perché la fuoriuscita dal piano di riequilibrio è stata la conseguenza di quanto iniziato durante il primo mandato della sindaca Francese. Abbiamo agito per accelerare i tempi. Abbiamo anche riconosciuto e ripianato ulteriori 17 milioni di debiti fuori bilancio, contratti da precedenti amministratori che oggi strumentalizzano la delibera della Corte dei Conti per attaccarci». Poi, la stoccata all’ex sfidante Antonio Visconti: «L’ex candidato a sindaco è anche un commercialista – tuona l’endocrinologa battipagliese – e prima di fare certe affermazioni dovrebbe pensarci due volte».

Antonio Visconti
Antonio Visconti, candidato a sindaco di Battipaglia

Le toghe napoletane, però, lo hanno messo nero su bianco: il danno erariale e l’incubo del dissesto finanziario, qualora venga meno la procedura di riequilibrio finanziario, restano dietro l’angolo anche alla luce delle leve finanziarie non portate a termine dal Comune. Solo un obiettivo è stato raggiunto, quello meno incisivo, ovvero la riduzione delle spese arrivata grazie alla cessazione di 81 dipendenti e l’impossibilità di assumerne nuovi. La riscossione delle tasse, calata del 20% in 5 anni, la vendita dei beni immobiliari, appena 3 ceduti in 9 anni, per un ricavo di poco più di 1 milione di euro a fronte dei 18 previsti, le anomalie contabili e il continuo ricorsi a finanziamenti, sia a fondo perduto che da restituire, mantengono lo stato d’allerta da parte della Corte dei Conti. E lo sa pure Cecilia Francese, che in un passaggio precisa: «Questo non significa sottovalutare le preoccupazioni sollevate dalla Corte dei Conti. Ovviamente, come detto da sempre, si è raggiunto solo un obiettivo: la situazione va monitorata per evitare di lasciare eredità disastrose come quelle ricevute».