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L’ex sindaco di Battipaglia Giovanni Santomauro diffida il prefetto Francesco Russo e lo invita a una rettifica dopo l’audizione in Commissione Antimafia: «Non siamo città di Camorra».

Giovanni Santomauro diffida il prefetto Francesco Russo. «Su Battipaglia ha detto falsità, e c’è bisogno che rettifichi quanto dichiarato in commissione Antimafia. Non siamo città di Camorra». Sono le parole dell’ex sindaco di Battipaglia, che sembrerebbe quasi colpito nell’orgoglio. Una ferita che ancora brucia quella del 2013 quando, dopo quattro anni di consiliatura, il Comune di Battipaglia fu clamorosamente sciolto per infiltrazioni camorristiche. Accuse pesanti, che hanno successivamente preso forma nelle aule del tribunale. Nel frattempo, tre lunghi anni di commissariamento. E l’etichetta di città dei camorristi cucito addosso per la città capofila della Piana del Sele.

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Angelo Cappelli, Giovanni Santomauro, Gennaro Barlotti e, alle spalle, Cecilia Francese – 18 marzo 2017 – in attesa del presidente De Luca per l’inaugurazione del sovrappasso ferroviario

A mandare su tutte le furie Giovanni Santomauro è stata l’audizione dello scorso 22 ottobre, quando il prefetto salernitano Francesco Russo ha descritto il terremoto giudiziario che interessò la città di Battipaglia tra il 2013 e il 2014. Russo parla anche di funzionari e dirigenti politici finiti in galera. «Nessuna misura cautelare di massimo rigore è stata applicata nei confronti dei politici e funzionari locali» spiega l’ex sindaco battipagliese. Nel 2019, i vari imputati del Comune, Salvatore Anzalone, Fausto Dragonetti e, appunto, Giovanni Santomauro rinunciarono pure alla prescrizione preferendo difendersi nel processo convinti, probabilmente, di uscirne puliti. E sui rapporti con la criminalità organizzata? «L’ordinanza del Gip – precisa Santomauro – esclude qualsiasi aggravante mafiosa. Non siamo casalesi». Una ricostruzione lacunosa, quella fornita dal prefetto Russo, che ha spinto Santomauro a chiedere una rettifica.

Cecilia Francese, sindaca di Battipaglia

Le carte sono finite pure sul tavolo della sindaca Cecilia Francese, che ha commentato così. «Non abbiamo mai creduto che Battipaglia fosse terra di Camorra – precisa la prima cittadina – e non è un caso che all’epoca dello scioglimento, come movimento “Etica” presentammo un ricorso al Tar. Se a Battipaglia ci sono state situazione di deragliamento dal terreno della legalità in favore della criminalità organizzata, questo sarà la Magistratura a stabilirlo e non è certamente compito mio. Certamente, in qualità di sindaco, l’invito che rivolgo a tutti è questo: non bisogna abbassare la guardia rispetto a un fenomeno, quello della Camorra, che nella Piana del Sele è sicuramente presente. La storia degli ultimi 40 anni ci insegna che le nostre terre sono sempre state un’attrazione per la criminalità organizzata, a causa della carenza economica e lì dove si ravvede anche qualche carenza culturale».

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Egidio Mirra, capogruppo del Pd

Egidio Mirra, capogruppo del Pd, uno dei fedelissimi dell’ex sindaco Giovanni Santomauro, e che a più riprese aveva ribadito l’estraneità dei fatti riguardo il coinvolgimento della criminalità organizzata nelle attività delle amministrazione comunale nella quale svolgeva il ruolo di consigliere, appoggia pienamente la richiesta di rettifica inviata da Santomauro al prefetto Russo. «La scelta di Santomauro è stata giusta. Ha rinunciato alla prescrizione – dice Mirra – e si sta difendendo nel processo. Ma nella lettera prova a mettere in chiaro, dal punto di vista dei fatti, il ruolo della città nella vicenda. Che è il soggetto più di tutti penalizzato, con l’etichetta di città della Camorra. Battipaglia non è la città dei casalesi, e lo dicono i fatti giudiziari. E Santomauro non fa nient’altro che specificare quest’aspetto chiedendo, a mio avviso giustamente, una rettifica rispetto a quanto detto da Russo in Commissione».