Battipaglia, gravi carenze al Polo nascite. Medici “in prestito” da Salerno e Napoli

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«Grave e prolungata carenza di dirigenti medici neonatologi». Nel Polo nascite dell’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia. E i medici arrivano in prestito da Salerno e Napoli. Gli accordi? L’Asl li aveva “dimenticati”, e adesso arriva l’intesa “retroattiva”.

«Grave e prolungata carenza di dirigenti medici neonatologi». Nel Polo nascite dell’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia. L’emergenza è endemica: a via Nizza, a Salerno, negli uffici dell’Asl, ormai è prassi, d’anno in anno, la sigla dei manager in calce alle convenzioni con l’azienda ospedaliera universitaria “sorella”, la “Ruggi”, e con quella “Dei Colli”, a Napoli. Un patto per prendere “in prestito” i medici per il Polo nascite del presidio di via Fiorignano: sono venuti pure nel 2020, i camici bianchi. L’accordo, però, non c’era. L’Asl l’aveva “dimenticato”. Almeno fino al 26 gennaio scorso, quando il direttore generale dell’Asl salernitana, Mario Iervolino, ha approvato gli schemi di convenzione da sottoporre all’attenzione di Maurizio Di Mauro, numero uno della sanità “madre in Napoli”, e di Vincenzo D’Amato, manager dell’Azienda “Ruggi” di Salerno.

PATTO IN SANATORIA E INTESA RETROATTIVA

Il patto, però, valeva per il 2020. Un’intesa “retroattiva”, per normare le condizioni delle consulenze dei medici nei reparti della Piana del Sele: al lavoro nel 2020, regolarizzati nel 2021. Un prestito dai due capoluoghi, di provincia e di regione, che vale circa 6.500 euro al mese. L’attività, effettuata dai dirigenti medici designati dalle due aziende ospedaliere, prevede l’impiego dei camici bianchi per 100 ore mensili, per un corrispettivo economico di 60 euro lordi a cui s’aggiunge l’8,5% «a titolo di Irap» per un totale di 65,10 euro all’ora. Il tutto a carico dell’Asl di Salerno. Una situazione che accende i riflettori sulle gravi carenze che l’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia ha registrato negli ultimi anni. Pochi infermieri e operatori socio-sanitari, carenze tra il personale medico spalmate un po’ su tutti i reparti. Disagi che lo scorso 8 agosto portarono i lavoratori del nosocomio a proclamare lo stato d’agitazione per carenza di organico e de-professionalizzazione degli infermieri. Poche assunzioni, e un “turnover” inadeguato che ha costretto gli infermieri a coprire turni extra pomeridiani, lasciando addirittura scoperti alcuni turni durante i giorni festivi. Un aumento esponenziale dei carichi di lavoro, a discapito, ovviamente, della qualità assistenziale.

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