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Quattordici licenziamenti in due anni: è il drammatico bilancio alla “Deriblok” di Battipaglia dove, lo scorso 31 ottobre, altri 3 operai sono stati mandati a casa. Ma i lavoratori sono pronti ad impugnare i provvedimenti.

«Esternalizzazione reparto, motivazione oggettiva». Sono bastate queste quattro parole, contenute in una lettera spedita a casa ai primi di novembre, per gelare il sangue di Simone, Lucio e Luca, operai della “Deriblok”, colosso nella produzione di materiale plastico e imballaggio a Battipaglia, licenziati in tronco e senza preavviso sul finire di ottobre. E adesso sale a 14 il computo totale delle maestranze mandate a casa negli ultimi tre anni. Se fino a qualche mese fa il sospetto sulle “colpe” degli operai licenziati sembrava essere la tessera dei sindacati che, tutti, avevano in tasca, questa volta l’azienda ha deciso di eseguire ulteriori tagli al personale scegliendo tre lavoratori non appartenenti a nessun sindacato. Nonostante, dichiarano i tre, Simone Adelizzi, Lucio Pontiliano e Luca Lupo, nell’ultimo periodo avrebbero tentato un avvicinamento alle Rsu.

Da un mese, Lucio, Luca e Simone sono senza lavoro- Eppure, i tre operai per 8 anni hanno varcato le soglie dello stabilimento in zona industriale di Battipaglia, quartier generale da decenni della “Deriblok”. E con un contratto a tempo indeterminato. Niente da fare, però, perché anche a loro è toccata la stessa sorte degli 11 colleghi licenziati dal 2019 ad oggi, che portarono pure a una mobilitazione dei lavoratori e di alcune sigle sindacali nel pieno della pandemia da Covid-19, con giorni di sciopero e protesta dinanzi ai cancelli della “Deriblok”. Tutto inutile. Anche qualsiasi tentativo di mediazione da parte delle istituzioni e dei sindacalisti è stato reso vano dalla linea dura messa in campo dall’azienda che, a detta dei licenziati, continua a mantenere i lavoratori interinali spedendo a casa chi dovrebbe avere la garanzia dell’indeterminato.

OPERAI PRONTI A IMPUGNARE IL LICENZIAMENTO

«Ho appena acceso un mutuo, dopo aver avuto rassicurazioni da parte dell’azienda», «Ho una moglie e un figlio» esclamano i tre mentre nei loro occhi si può intravedere il rammarico e la disperazione. Ma non si perdono d’animo, perché hanno deciso, congiuntamente, di rivolgersi a un avvocato per impugnare il licenziamento. Ad occuparsi del caso sarà Giancarlo Gargione, legale salernitano che vuole vederci chiaro. Il continuo ricorso a lavoratori interinali, e una pratica di licenziamento che non sarebbe passata nemmeno attraverso l’ufficio provinciale del lavoro come da prassi. «Ne mancano solo 9» scrissero, ironicamente, a novembre del 2020 durante i primi scioperi per protestare contro i primi sei licenziamenti, riferendosi agli altri operai “colpevoli” d’avere una tessera in tasca. Ne sono arrivati, nei 24 mesi successivi, altri otto. Tre dei quali, questi ultimi, senza che appartenessero a nessuna sigla sindacale. In azienda, raccontano gli operai, c’è paura che da un giorno all’altro a chiunque possa toccare lo stesso destino. Altri lavoratori, invece, che hanno già vissuto il calvario, in attesa dello sviluppo delle cause in tribunale, continuano la battaglia in favore dei colleghi. Qualche mese fa, si spinsero 800 chilometri più a Nord, nel Milanese, per fare un appello a “Le Iene”, noto programma televisivo d’inchiesta. Un appello rimasto ancora senza risposte, come quello fatto ai vertici dell’azienda da due anni chiusa a riccio su qualsiasi possibilità di trattativa. Porte chiuse per gli operai che per anni le avevano varcate timbrando un cartellino. Rimane aperta solo quella della speranza: l’aula di giustizia.