Due giorni di sciopero alla “Deriblok” di Battipaglia per i sei licenziamenti messi in atto dall’azienda leader nella produzione di materiale plastico e imballaggio. Operai sul piede di guerra. Veleni dal 2018, quando quindici lavoratori s’iscrissero al sindacato.
Operai sul piede di guerra. Da ieri mattina, i lavoratori della fabbrica “Deriblok” situata in zona Asi a Battipaglia, e di proprietà della famiglia Cincotti, sono in sciopero per i sei licenziamenti messi in atto dall’azienda. Il motivo? La tessera dei sindacati nella tasca. Sì, perché dal 2018, quando un gruppo di quindici lavoratori s’iscrisse al sindacato, sono iniziati i problemi. Demansionamenti, decurtazioni in busta paga, cambi di orario e pedinamenti. È quanto denunciano gli operai che ieri mattina si sono riuniti davanti ai cancelli dell’azienda per un sit-in di protesta. Al loro fianco c’erano pure Antonio Apadula, segretario della Filctem-Cgil, e Gerardo Ciliberti, segretario della Flectam-Cisl.
Lo scorso marzo, l’antefatto. «Avevo fatto notare al capoturno – racconta Gerardo Piserchia – che dal cellophane stava uscendo materiale inquinato. Ne scaturì un acceso diverbio. Fui sospeso in via cautelare. Poi è arrivato il licenziamento». Otto mesi più tardi, è toccato agli altri cinque: Pietro Zaccara, Romeo Del Priore, Gerardo Aldovino, Giuseppe Marino e Angelo Ghisu. Considerati dalla proprietà dei “malati seriali”. «Parliamo di operai che utilizzano la “104” per assistere malati oncologici e famigliari con problemi seri – dice Gerardo Ciliberti, segretario della Flectam-Cisl – trattati alla stregua di persone che chiedono la malattia in maniera sistematica. E ancora: uno degli operai è stato sospeso per aver chiesto un permesso di quattro ore a causa d’un mal di testa. Un atteggiamento strumentale da parte dell’azienda. Licenziamenti fondati su posizioni artefatte».
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Il primo licenziamento non ha fatto rumore come gli altri cinque, avvenuti tutti d’un colpo ai primi di novembre. «Forza, ne mancano solo altri nove» è il messaggio che si legge sullo striscione appeso dagli operai che adesso temono lo stesso destino degli altri sei colleghi, licenziati in tronco dalla proprietà. E dall’azienda, nessuna risposta. Il tavolo di confronto si è rotto nel 2018. «Abbiamo invitato l’azienda a rivedere le sue posizioni – commenta Antonio Apadula, segretario della Filctem-Cgil – perché questi lavoratori da anni sono senza macchie. Ma dalla proprietà non sono mai arrivate risposte. Il tavolo si è rotto nel 2018…». Tra i licenziati, anche due rappresentanti sindacali. Che raccontano di pressing psicologico e pedinamenti. «Ci sono state discriminazioni dal primo giorno – spiegano in coro gli operai licenziati -. Prima le decurtazioni in busta paga, poi siamo stati demansionati. All’inizio eravamo turnisti, e non avevamo bisogno di chiedere permessi per assistere i familiari che vivono in casa con noi. Poi siamo passati all’orario fisso 8-16 e sono iniziati i problemi».
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Sembrerebbero esserci pure i presupposti per richiedere la condotta illecita antisindacale per violazione dell’articolo 28: alla “Deriblok”, infatti, manca la bacheca aziendale. «Per non far leggere i comunicati» sospettano i sindacalisti. Questa mattina, dinanzi ai cancelli della “Deriblok” è giunta pure la sindaca Cecilia Francese. Che ha assicurato: «Chiederò un tavolo di confronto alla proprietà. C’è bisogno di una mediazione, non credo possa essere conveniente schierarsi in maniera così netta contro i sindacati». E al fianco dei lavoratori, sono arrivati anche i segretari confederali Arturo Sessa e Gerardo Ceres. Non è da escludere un ulteriore sciopero nelle prossime settimane.