Calcio a 5, Battipaglia: sorriso a metà – di Patrizio Cioffi

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Calcio a 5
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Il Living Sporting Club Battipaglia Calcio a 5 trionfa per 3-0 nella finale playoff e vola in C2. Il Belvedere sfiora l’impresa ad Avellino, pareggiando contro allo schiacciasassi CUS nella semifinale playoff per la C1. Un futsal battipagliese in grande salute.

Fuggito d’improvviso da un ottimo piatto di scialatielli ai frutti di mare, confesso di essere giunto in ritardo al PalaPuglisi. Un ritardo utile, poiché per la prima volta ho visto il parcheggio pieno, tanto da costringere alla emigrazione pallonara i fanciulli che in genere affollano la zona con il mitico Super Santos. Non meno di cento persone sugli spalti: già solamente questo aspetto, amici miei, sarebbe sufficiente per parlare di trionfo, perché vedere tanti battipagliesi presenti per condividere l’impresa dei nostri prodi non è cosa da poco ed anzi travalica il mero aspetto sportivo, in una cittadina così restìa a dare soddisfazione a chi compete nei vari campionati. Quanto visto è però innanzitutto un capolavoro sportivo e, permettetemi la considerazione, sociale: dimostrazione chiara che studiando, lavorando e unendo amicizia e talento, si possono mettere in piedi bei progetti. Sì, anche a Battipaglia!  

Mister Tenaglia ha creato una squadra che gli assomiglia molto: compatta, senza fronzoli, con un gioco corale di chi il futsal lo mastica da più di un decennio. Non è un caso questa promozione, essa è frutto della preparazione di Tenaglia e della sua dedizione per questa disciplina. Luca è prima di ogni altra cosa una persona per bene e ha trasmesso questa sua qualità alla squadra. Si è dannato l’anima sui campetti impolverati di Battipaglia e dintorni per trent’anni, dai tempi del Battipaglia Calcio a 5 di uno straordinario conoscitore del giuoco come Fernando Ruscitto, passando dal Green Park del pilastro del futsal nostrano mister Poppiti.

La finalissima è stata la migliore sintesi di come si debba giocare a calcio a 5 a questo livello, con lo Sporting che impediva agli avversari di Agropoli qualsiasi tipo di soluzione offensiva, costringendoli a sterili lanci, conclusioni forzate da lontano (con alcune di esse, diciamolo, di pregevole fattura) oppure a schiantarsi contro l’eccellente centrale Alfieri, autore di una gran partita. Minimizzazione degli errori, circolazione di palla pulita e in sicurezza e la ciliegina sulla torta che poco ha a che fare con la categoria: Andrea Tenaglia. Andrea è stato nettamente il migliore in campo, al di là della rete iniziale, declinando la sua superiorità tecnica in ogni zona del campo. Ribadisco: due spanne sopra tutti. L’Agropoli, sia ben chiaro, non ha mollato di un millimetro, e la sconfitta non nasce da loro demeriti ma dai grandi meriti dei nostri.

Nonostante lo Sporting fosse in chiaro controllo, la gara è stata definitivamente chiusa solamente a metà ripresa dalla rete di Santaniello, il quale ha trovato per una volta impreparato sul primo palo il portiere ospite, autore comunque di una partita maiuscola. A quel punto il Real Moio ha tirato i remi in barca e lo Sporting ha potuto mostrare tutto il repertorio della casa, giocando un gran bel calcio. Ho l’obbligo morale di citare il dribbling di Baratta a mettere a sedere l’avversario: i piedi saggi restano saggi vicino ad ogni tipo di pallone.

Magnifica, ed emblematica del lavoro di tutto un anno, l’azione che ha portato alla rete del definitivo 3 a 0 di Stefano Tenaglia, elegante bomber di lungo corso del nostro futsal, acclamato a gran voce dai tanti amici presenti in tribuna (quorum ego): dalla rimessa del portiere Crismaru al tocco finale del pivot, tutti i ragazzi di mister Tenaglia toccano il pallone. Spettacolo. Se state pensando si tratti di un elogio e non di una cronaca, ebbene siete nel giusto: ma la cronaca stessa fa nascere l’elogio. Un elogio doveroso. Diamo pane al pane e pallone al pallone (a rimbalzo controllato, ovviamente): lo Sporting di Tenaglia, Prisco, Pepe e Noschese mi è piaciuto assai, come squadra e come progetto tecnico-tattico, e quindi chi scrive è contento e cerca di trasmetterlo. Complimenti!

SORRISO A METÀ 

Sugli spalti ero in dolce compagnia, amici, e la pazienza della mia metà è andata al di là dell’umana comprensione, tanto da portarla a collegarsi con la telecronaca diretta di Avellino-Belvedere, semifinale (secca) playoff serie C2, con tanto di voce del mitico Peluso ad accompagnare le immagini. Anche in questo caso dobbiamo parlare di un capolavoro. La squadra del presidentissimo Constantini per passare il turno avrebbe dovuto espugnare il campo del CUS, essendo giunta alle spalle dei “lupi” nella stagione regolare (non previsti supplementari o rigori in caso di parità). Cerchiamo di capirci: l’Avellino era giunto secondo in campionato, a soli 3 punti dalla prima.

In casa aveva vinto tutte le partite (ripeto: tutte!) tranne un pareggio per 2 reti a 2 con il Virtus Campagna. Il Belvedere aveva preso 5 reti (a zero) a Battipaglia e poi aveva perduto per 3 reti a 2 in trasferta. La distanza alla fine del campionato era stata di 26 (26!) punti. Bene, premessi questi numeri, vedere sullo schermo il risultato di 1-1 (per noi gol di Di Vece su rigore) nella semifinale dei playoff e sentire il telecronista fare i complimenti a Mister Elia per la straordinaria gara e per l’eccellente preparazione tattica della sua formazione, deve dare l’esatta dimensione dell’impresa fatta da Albanese e compagnia. Anche in tal caso l’elogio è doveroso: una squadra che da sfavorita contende fino all’ultimo secondo la qualificazione ai padroni di casa, non può in alcun modo far parlare di sconfitta (anche perché, in effetti, la gara è finita pari). A vincere quando si è più forti “son buoni tutti” diceva il saggio Gianni Brera. Ancora una volta, dunque, complimenti!

Amici, se è vero che lo sport, come da me spesso argomentato, può e deve essere un veicolo di socialità, cultura, integrazione e salute, ebbene il futsal può essere in testa al gruppone di discipline utili allo scopo. La maggior parte di voi lettori avrà provato la classica partitella tra amici nei vari campetti di 20 metri per 40. Si tratta di una versione ridotta del calcio ad 11, essendo praticata con un pallone numero 5 non a rimbalzo controllato: questo io lo chiamo “calcio a caso”, perché l’aleatorietà di regole e aspetti tecnici è il vero sostrato.

Il calcio a 5 è tutta un’altra cosa, a partire dalla demoniaca sfera numero 4 con doppia camera d’aria e che muore nel rimbalzo, la quale permette uno sviluppo sensato del giuoco negli stretti spazi del campo “piccolo”. Il futsal costringe i partecipanti a sviluppare una elevata resistenza fisica (non ci sono pause nello sviluppo dell’azione), una buona dose di pazienza (circolazione della sfera fino a trovare il varco giusto), correttezza estrema (non sorridete: sappiate che possono essere commessi massimo 5 falli prima di subire un tiro libero a ogni successiva infrazione) e tutti i componenti della squadra hanno parte attiva nella gara, a prescindere dal ruolo e dalle doti personali (compresi coloro che non partono titolari, essendo i cambi volanti ed infiniti). Questo sport merita un approfondimento maggiore da parte vostra e qui in zona ne abbiamo ampia possibilità, basti pensare alla Feldi Eboli che veleggia nelle zone nobili della A1. Dategli un’occhiata amici, non ve ne pentirete. Parola del vostro affezionatissimo.

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