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La scuola è ripartita, ma non per tutti gli studenti. O almeno, non nel modo in cui dovrebbe. La denuncia di un padre battipagliese attraverso una lettera aperta

Ad una settimana dal ritorno in classe degli studenti battipagliesi, dopo la pausa estiva, la ripartenza della scuola – questa volta anche senza mascherine – non s’è rivelata un momento di serenità e spensieratezza per tutti. È il caso di Marco, piccolo studente autistico di un istituto cittadino, la cui vicenda è stata raccontata in una lettera aperta, scritta da un genitore arrabbiato e deluso, la cui identità rimane anonima.

Nella lettera, divulgata attraverso i canali social del movimento politico Civica Mente, il padre di Marco punta il dito contro dei servizi necessari e appartenenti di diritto ad alunni affetti da disabilità, ma che sin dal suono della prima campanella dell’anno scolastico appena iniziato, non si sono visti.

Vi lasciamo di seguito la lettera aperta.

Si è conclusa la prima settimana di scuola. Mamme e bambini felici di riprendere le attività sospese a giugno. Tutti? No! Queste cose cosiddette “normali”, per alcune famiglie sono “eccezionali”. Infatti anche quest’anno, nonostante le dichiarazioni e gli impegni presi di Sindaca e Assessori, il servizio del Piano di Zona per l’Educativa Specialistica non è partito per l’inizio dell’anno scolastico 2022/2023.

Qui non si parla di parole non mantenute, che sarebbe già di per sé abbastanza grave, no! Qui parliamo di bambini che piangono a scuola perché oltre alla disabilità che gli ha segnato la vita, non trovano nell’ambiente scolastico ciò di cui hanno diritto.

Nell’articolo 34 della Costituzione Italiana troviamo: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

A Battipaglia no! Qui c’è qualcosa che non funziona! Perché? Vogliamo sapere il perché? Perché gli alunni con disabilità che dovrebbero essere i primi ad essere sostenuti e inclusi dai gruppi sociali del nostro quotidiano, ogni anno diventano gli ultimi?

Marco, 13 anni, autistico, frequenta la terza media di un istituto comprensivo di Battipaglia. A scuola ha diritto a 18 ore di sostegno e 15 ore di assistenza specialistica. In terza media le ore di studio sono 30 settimanali. Siccome nel 2022 la scuola non è ancora un diritto garantito a tutti, Marco resta per 12 ore settimanali senza diritti. Sì, perché l’educatrice che dovrebbe affiancarlo a scuola, forse arriverà ad ottobre. Tutto questo crea disagio, un disagio che si poteva evitare. I genitori di Marco, la mattina, non possono lavorare perché devono prendere il figlio a scuola in anticipo in quanto il suo comportamento problematico potrebbe creare disagi alla classe. Gli insegnanti di Marco cercano di fare il possibile ma in classi di 25 alunni non è facile e così Marco, la famiglia di Marco, gli insegnanti di Marco, la classe di Marco, la scuola di Marco, la città di Marco non funzionano. Ci chiediamo se questo sia accettabile nel 2022. Conosciamo anziani con disabilità, a cui negli anni 60 del secolo scorso veniva negata la scuola perché disabili. Ma in realtà dal 1960 ad oggi cosa è cambiato concretamente. In passato i disabili non potevano andare a scuola, oggi fisicamente entrano nell’istituto scolastico ma sono invisibili.

Abbiamo fatto passi avanti o passi indietro?