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Cinquecentoventotto metri di costa battipagliese non sono più balneabili. Il divieto di balneazione arriva proprio nei giorni in cui il depuratore di Tavernola finisce ko. A causa d’un giallo, un furto di cavi elettrici. L’impianto, che già normalmente non riesce a trattare tutti i reflui che dovrebbe depurare a seguito dei recenti lavori milionari, vanificati dalla dimenticanza, nel progetto, del revamping della linea dei fanghi, è andato in tilt.
Tuffi negati nelle acque d’una parte della zona marina ricadente nella giurisdizione del Comune di Battipaglia, quella che inizia a duecento metri a sud della foce del Tusciano e termina duecento metri a nord di via Spineta.

Il provvedimento, che sarà pubblicato nei prossimi giorni dall’amministrazione guidata da Cecilia Francese, scaturisce dai rilievi effettuati dall’Arpac. Che parlano chiaro: nelle acque battipagliesi, la presenza di escherichia coli, un batterio che indica pure la contaminazione fecale dei mari, è quattro volte superiore al limite consentito. Duemilacinque per l’esattezza, a fronte di un valore massimo fissato a quota cinquecento. Un primato negativo, questa volta, per la città capofila della Piana del Sele. Rispetto ai rilievi di luglio, infatti, Battipaglia è risultato l’unico comune in provincia di Salerno a ritrovarsi a fare i conti con un nuovo divieto di balneazione ai primi di agosto.

In località “Spineta Nuova” non ci si potrà bagnare. Un incubo che sembrerebbe non voler abbandonare balneatori e cittadini che, ogni estate, si ritrovano a fare i conti con il divieto di entrare in acqua. La storia, però, si è tinta di giallo. Un guasto ai quadri di comando avrebbe influito negativamente sulla balneabilità a ridosso del Tusciano. «Abbiamo subito un furto di cavi elettrici – spiega la sindaca Cecilia Francese – e sono stati danneggiati i quadri di comando delle apparecchiature elettromeccaniche. Abbiamo sporto denuncia ed entro la fine della settimana prossima, così come ci ha assicurato anche l’Asis, dopo la valutazione dei danni subiti sarà ripristinato il funzionamento dell’impianto. Questo episodio increscioso ha di fatto peggiorato la situazione della balneabilità a ridosso del Tusciano. Al momento sono in corso le indagini per cercare di risalire ai responsabili».

Una storia travagliata quella del depuratore di Tavernola, i cui lavori di adeguamento, co-finanziati dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Campania, si conclusero nel 2018 e costarono circa 3 milioni di euro. L’impianto non è mai stato adeguato: la linea dei fanghi e la gestione delle acque meteoriche sono obsolete. L’idea dell’amministrazione Francese fu d’appellarsi alla Regione, chiedendo di attingere ai 507mila euro avanzati dai lavori di adeguamento del depuratore. Ben 275mila euro di economie di gara e 232mila di economie d’appalto venuti fuori dall’aggiudicazione dei vecchi lavori alla “Tecnobuilding srl”. Una delibera posta all’attenzione del presidente Vincenzo De Luca, ma nei fatti l’iter non è mai partito.

Il depuratore, nato nel 1970, e concepito per lavorare 40 litri al secondo in proporzione al numero di abitanti dell’epoca, oggi ne potrebbe trattare 200. Ma la linea dei fanghi è rimasta calibrata su quel quantitativo, e i liquami continuano a essere sversati nel Tusciano. Le speranze che riprenda a funzionare correttamente sono strettamente legate ai vertici regionali: da Palazzo Santa Lucia l’autorizzazione all’utilizzo delle economie di spesa e di gara, riconducibili ai fondi di compensazione ambientale formalmente c’è. Manca però il decreto ufficiale. L’atto finale necessario a sbloccare i fondi, attualmente congelati e non utilizzabili. Solo quando i lavori del depuratore saranno ultimati, Battipaglia potrà finalmente tornare ad avere un mare pulito. Fino ad allora potrà solo contare gli anni che s’aggiungono: dodici, consecutivi, col divieto di balneazione sulla costa. Mentre l’acqua continua a scorrere. E il tempo pure.