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Il capo della Procura di Salerno, durante il talk organizzato da Legambiente Campania sul rapporto “Ecomafie 2020”, punta il dito contro le amministrazioni comunali sugli abusi edilizi.

Giuseppe Borrelli bacchetta le amministrazioni comunali. Ieri mattina, nel talk organizzato da Legambiente Campania per illustrare i dati emersi dal nuovo rapporto “Ecomafie 2020”, il capo della Procura di Salerno ha evidenziato le enormi responsabilità della pubblica amministrazione in materia di abusivismo edilizio. La storia e i numeri della criminalità ambientale in Campania parlano chiaro: il 30% dei reati riguarda il ciclo del cemento. Caratteristiche geografiche, quelle del territorio salernitano, che hanno reso la provincia estremamente appetibile per le mafie.

«L’abusivismo edilizio – commenta Borrelli – è figlio del mancato controllo da parte delle pubbliche amministrazioni. Siamo pieni di strutture realizzate in totale assenza di permessi di costruire e che funzionano senza che nessuno abbia mai controllato. La presenza così radicata delle mafie in questi affari si sposa tradizionalmente con un mancato funzionamento delle amministrazioni comunali in reati di materia urbanistica». Dati allarmanti soprattutto in costiera amalfitana dove «sono triplicati i sequestri dei manufatti abusivi» aggiunge il procuratore Borrelli «in una zona dove fino a qualche anno fa eravamo nell’ordine di poche decine. Numeri decisamente incompatibili con quel panorama. La Procura da me diretta ha avuto modo di approfondire le tematiche investigative dando un forte impulso, e una svolta decisiva, nel contrasto all’abusivismo edilizio».

E la stagione post pandemia non si prospetta rosea secondo il capo della Procura di Salerno. «Il contesto che ci attende è allarmante – spiega Borrelli – perché ci saranno conseguenze pericoloso in seguito ai flussi di denaro che arriveranno dopo la crisi determinata dalla pandemia. Queste sono occasioni di investimento enormi per la criminalità organizzata. Le realtà imprenditoriali saranno oggetto di mire da parte di chi avrà disponibilità di liquidità negli investimenti, e sappiamo bene che non sarà la parte sana dell’imprenditoria». Il magistrato napoletano, poi, torna sugli abusi edilizi. «Nel Salernitano c’è una situazione di particolare interesse che induce a qualche riflessione sul sistema dei controlli. E sulle ragioni del mancato funzionamento. Innanzitutto bisogna porre l’accento sul problema degli immobili riconosciuti come abusivi ma che continuano a funzionare. Perché non vengono demoliti dopo le sentenze di condanna?».

Uno scontro tra gli Enti locali e la magistratura. «Le demolizioni sono affidate anche alla magistratura, è vero. Ma oramai assistiamo quotidianamente – prosegue Borrelli – a uno scontro tra la magistratura e l’indisponibilità da parte dei Comune di mettere a disposizione i fondi per abbattere questi manufatti. Addirittura, ci sono numerosi comuni del Salernitano che non hanno partecipato mai ai bandi, che di volta in volta vengono presentati, per ottenere i fondi necessari. Occasioni perse per le quali le amministrazioni comunali vanno richiamate». Un richiamo alle responsabilità per le ricadute che un’attività di ripristino alla legalità può avere. «Spesso si viene richiamati all’attenzione per le ricadute economiche – conclude Borrelli -. Non v’è dubbio che una struttura turistica abusiva determini ricchezza, perché alimenta movimenti di denaro, ma la differenza è tra ricchezza e sviluppo. Un’attività abusiva non determina sviluppo, e questa mancanza emerge fatalmente negli anni successivi. Quando si fanno i conti. Su questo terreno cerchiamo di operare, ma c’è bisogna che tutti quanti abbiano contezza del fenomeno dell’abusivismo e delle sue conseguenze».