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Fulvio Bonavitacola in audizione all’Antimafia sulla misteriosa vicenda dei rifiuti spediti in Tunisia nel 2020 e di ritorno al porto di Salerno. «Regia criminale dietro gli episodi».

«Dietro la vicenda dei rifiuti in Tunisia c’è una regia criminale di livello internazionale». Parla così Fulvio Bonavitacola, braccio destro di Vincenzo De Luca e vicepresidente della Regione Campania, nonché assessore all’ambiente. Giovedì pomeriggio, alle 14, in compagnia di Anna Martinoli, direttrice dell’Unità operativa per le autorizzazioni ambientali e di rifiuti nel Salernitano, e del dirigente Antonello Barretta e del funzionario di Palazzo Santa Lucia Vincenzo Andreola, è stato ascoltato dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite collegate al ciclo dei rifiuti. 

Argomento all’ordine del giorno: i 282 container di immondizia che la “Sra” di Polla, azienda di rifiuti di proprietà della famiglia Palmieri, con il placet della Regione, aveva inviato al porto di Sousse, in Tunisia, circa un anno e mezzo fa, prima che i vertici dello stato nordafricano si accorgessero che quella spedizione era illegale. Bonavitacola ha parlato di un’organizzazione criminale alle spalle di questa vicenda. E il funzionario Barretta ha svelato anche di un altro produttore di rifiuti nella provincia di Salerno che avrebbe dovuto incenerire, sempre in Nord-Africa, una quantità di immondizia presso un cementificio. Poi, sulle scrivanie di Palazzo Santa Lucia le carte “incriminate”. «A dicembre 2020 arrivò un emissario del notificatore nel mio ufficio, ed esibì l’autorizzazione tunisina, ma nei giorni precedenti avevo avuto modo di vedere il modello allegato a questo dossier, e non era scritto a macchina, come quello spedito, ma a penna» racconta Barretta. Il proprietario del cementificio non riconobbe la firma a lui attribuita: quel contratto era un falso.

COMMISSIONE D’INCHIESTA: SOSPETTI SULLE PROCEDURE

Insomma, la vicenda “Sra” appare più chiara nelle intenzioni dei proprietari dell’impianto: risparmiare denaro portando i rifiuti in discarica tramite il capannone tunisino della “Soreplast”, mentre nel secondo caso denunciato da Barrella il mistero s’infittisce. Ed è proprio sulle procedure che la commissione d’inchiesta focalizza i sospetti. Sia l’interlocutore istituzionale tunisino che ha autorizzato la spedizione transfrontaliera, con la “Sra” che in principio aveva indicato la “Api Sousse”, prima che in Regione indicassero l’Anged (l’agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti in Tunisia), e che dopo il trasferimento dal Ministero dell’Ambiente tunisino facessero sapere che, secondo la convenzione di Basilea (riferimento per le rotte internazionale del trasporto di rifiuti), l’ente consultato non aveva competenze.

VIGNAROLI: REGIONE RESPONSABILE NELLA VICENDA

Il presidente della commissione, Stefano Vignaroli (Movimento 5 Stelle), non ha risparmiato dure critiche nei confronti della Regione ritenendo grottesco che a Palazzo Santa Lucia, per conoscere l’identità dell’interlocutore, si fossero rivolti all’Ambasciata tunisina e non al focal point italiano indicato dalla convenzione di Basilea, ovvero il Ministero dell’Ambiente. Dalla Regione ribattono: «da Roma nessuna risposta, il nostro compito è verificare la correttezza della documentazione». In merito anche la senatrice di Leu, Paola Nugnes, ha espresso più d’una perplessità. «L’autorizzazione – commenta l’onorevole – viene data sulla scorta di una possibilità di recuperare addirittura l’80% del rifiuto mandando in discarica solamente il 20%. Come mai la Soreplast, che sulla carta produce solo plastica, a fronte di un rifiuto misto costituito solamente al 50% da plastica avrebbe potuto recuperarne l’80%?». Dubbi che persistono al termine di un’audizione che, contrariamente, sarebbe dovuta servire a fare chiarezza.