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S’incontrarono al funerale di Giuseppe De Santis: Gigi Proietti, all’epoca 57enne, e Andrea D’Ambrosio, che nel 1997 aveva appena ventidue anni, studiava cinema a Roma ed era allievo di De Santis. Lesse una lettera alla fine della cerimonia, e Proietti volle fermarlo sulle scale del Campidoglio. Parlarono per un’ora. Si rincontrarono, anni dopo, a Roma, quando il regista cilentano presentò “Beautiful Country”.

Se uno decide di andare a letto col Papa, prima o poi ci riesce”. Fu questa la frase attribuita al compianto Giuseppe De Santis, regista di “Riso Amaro”, e tra i mostri sacri del cinema neorealista, che Gigi Proietti e Andrea D’Ambrosio commentarono dinanzi alle scale del Campidoglio. Era il 17 maggio del 1997, e al funerale di Giuseppe De Santis c’erano tutti i “grandi” del cinema: da Scola a Pontecorvo, fino a Gigi Proietti. Andrea D’Ambrosio, regista originario di Roccadaspide, all’epoca aveva ventidue anni, ed era un allievo di De Santis alla scuola di cinema dove si è diplomato.

campidoglio gigi proietti
Il Campidoglio, ieri sera, in memoria di Gigi Proietti

Gli chiesero di leggere una lettera, in memoria di colui che, per D’Ambrosio, fu una sorta di padre putativo. All’uscita, sulle scale del Campidoglio, Proietti, colpito da quelle parole così sensibili, lo fermò. «Parlammo per più di un’ora – dice Andrea D’Ambrosioe mi raccontò che De Santis gli aveva detto, in tempi non sospetti, che sarebbe diventato un grande attore sia di dramma che di commedia. E ci vide lungo. Perché Proietti era capace di interpretare alla perfezione sia Shakespeare che il Mandrake di “Febbre da Cavallo”».

Andrea D'Ambrosio, regista originario di Roccadaspide e residente a Pontecagnano
Andrea D’Ambrosio, regista originario di Roccadaspide e residente a Pontecagnano

E quel sorriso, diventato negli anni un emblema, D’Ambrosio lo ricorda bene. «Aveva una maniera di sorridere a ogni parola – prosegue – che ti metteva in soggezione. Aveva l’austerità del grande artista. Mi disse che questo era un mestiere difficile, e per questo De Santis fu messo da parte. Perché all’epoca era considerato un regista scomodo, che non piaceva “a una certa politica”. Difficile, sì, ma un mestiere che ti porti dentro anche quando sei a casa». E tanti anni dopo, la dolce sorpresa. «Presentai il mio documentario a Roma– conclude il regista – “Beautiful Country”, sui rifiuti tossici, e c’era anche Proietti. Mi fermò, e si ricordò di quella chiacchierata al Campidoglio. Fu per me una grande emozione».

parzialmente estratto da “La Città di Salerno – 03/11/2020” a firma del medesimo autore