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Troppa attenzione al guadagno economico, e meno alle tematiche sociali su cui nasceva il progetto. Arcigay Salerno e Divercity abbandonano la riva della Rainbow Beach

Si interrompe a meno di un mese dalla sua nascita, il rapporto che univa Arcigay Salerno e Divercity alla proprietà della spiaggia che rispondeva al nome di “Rainbow Beach“. Un progetto dalle mille sfumature sociali, quello ebolitano che sulla carta aveva fatto sognare i tanti giovani, e non, appartenenti alla comunità LGBT+ in tutto il territorio salernitano. La rottura del rapporto tra le parti è stato ufficializzato da un comunicato siglato da Arcigay e Divercity, in cui hanno spiegato le ragioni di tale decisione.

«La decisione è stata assunta a seguito di reiterate difficoltà organizzative e di gestione con la proprietà. La scarsa attenzione alle questioni legate ai diritti civili, al mandato sociale e politico delle nostre organizzazioni ci hanno obbligato a riflettere sul senso ultimo di questo investimento per tutte e tutti noi, insieme ad una difficoltà oggettiva a pervenire ad accordi chiari anche a tutela delle persone frequentanti i nostri momenti presso lo spazio a seguito dell’emergenza sanitaria in corso» scrivono dall’associazione arcobaleno. Troppi, insomma, gli interessi economici sul tavolo, mentre scarsi erano invece gli interessi verso le tematiche su cui sarebbe dovuto sorgere l’intero progetto.

Napoli, Arcigay: «Siamo delusi da questo epilogo»

«Siamo davvero delusi di questo epilogo – ha commentato Francesco Napoli, presidente Arcigay Salerno – che tuttavia era atteso. Non potevamo andare oltre, soprattutto dopo che la proprietà ha ritenuto che le nostre organizzazioni non portassero risultati. A più riprese abbiamo spiegato che i nostri risultati non sono e non possono essere di esclusiva natura economica. Ci è sembrato di percepire, forse in buona fede, una certa tensione all’esclusivo profitto, senza che però questa fosse accompagnata da un reale e concreto investimento sulle persone e sugli spazi. Come pure ci è sembrato di vedere una certa approssimazione nella gestione degli ingressi e nella gestione delle misure a tutela della salute delle persone presenti in particolar modo per quanto attiene la emergenza sanitaria in corso».

Napoli ha inoltre affermato: «Non basta mettere un arcobaleno per dire che uno spazio sia friendly, ma occorre una reale volontà inclusiva, rispettosa ed una vocazione a coniugare professionalità e impegno civile. In queste settimane, in cui Arcigay Salerno, si è mossa nel pieno rispetto delle parti, nella mediazione costante e nel tentativo di orientare l’azione comune al rispetto delle reciproche istanze, abbiamo avuto enormi difficoltà di comunicazione, di organizzazione e di gestione che avrebbero compromesso la nostra immagine. Sappiamo bene che episodi di questo tipo possono accadere, ma apriamo una riflessione anche su quanto queste contingenze ci inducano a riflettere sul ruolo della classe imprenditoriale nostrana. Siamo fiduciosi che non tutto e non tutti si riducano ad un mero calcolo di profitto, ma che si possa costruire un tessuto sociale ed economico orientato alla crescita complessiva delle nostre comunità».

Avagliano, Divercity: «Mai piegati alla logica di pochi euro in più, considerando la causa appoggiata»

Sulla conclusione dell’avventura alla Rainbow Beach è intervenuto anche il presidente di Divercity, Emanuele Avagliano: «Facciamo movida e quindi sappiamo quanto sia necessario anche il legittimo profitto, tuttavia non ci siamo mai piegati alla logica di pochi euro in più o in meno, soprattutto considerando l’importanza della causa che stiamo appoggiando» e ha aggiunto: «Abbiamo certamente preteso correttezza e qualità per le persone che abbiamo ospitato ai nostri eventi, come pure siamo rimasti perplessi per quella che ci è sembrata una certa scarsità delle misure di sicurezza data l’emergenza sanitaria. Abbiamo chiesto, senza ottenere alcun risultato soddisfacente, che venissero rispettate le procedure di ingresso attraverso le liste e che fossero rispettate le agevolazioni previste. Questo ci ha preoccupato e non poco. Sapere poi che la proprietà si aspettava un profitto maggiore laddove in realtà l’obiettivo non poteva e non doveva essere solo quello di una esasperata logica del profitto, ci ha definitivamente indotti a sospendere la collaborazione».