Tempo di lettura: 2 minuti

Consiglio comunale, mercoledì 11 novembre si ritorno in aula a Battipaglia. Il civico consesso sarà chiamato ad approvare il Bilancio del 2020. Intanto l’Ente ci riprova: presenterà il piano di alienazione dei beni comunali. Dieci sono da vendere entro fine anno.

Consiglio comunale, il parlamentino torna a riunirsi. Mercoledì 11 novembre, il civico consesso approverà il Bilancio del 2020. «L’obiettivo – dice la sindaca Cecilia Franceseè di uscire dalla crisi finanziaria grazie anche ai 31 milioni che arriveranno dal Governo per i comuni in dissesto. Risaneremo le casse e potremo programmare qualcosa per gli anni futuri». Intanto, il Comune di Battipaglia ci riprova. I beni patrimoniali sono di nuovo in vendita. Il piano triennale di alienazione dei beni è pronto. L’elenco è folto: ci sono diciassette beni dei quali l’Ente, da otto anni, sta cercando di disfarsi. Due di questi, i terreni dell’ex sorgente Festola a Olevano sul Tusciano, e il chiosco di via Clarizia a pochi passi dalla villa comunale, attendono solamente un perfezionamento della vendita già avvenuta nel 2017 insieme all’impianto sportivo “Pala Zauli”, che ospita le gare casalinghe della PB63, ceduto alla famiglia Rossini.

BENI COMUNALI, IN VENDITA DA OTTO ANNI. MA MANCANO BANDO E ACQUIRENTI

Gli altri quindici, invece, il Comune cercherà di venderli nei prossimi tre anni. Se si escludono l’ex “Tabacchificio” di via Rosa Jemma, che dovrà essere venduto nel 2022, l’Americanino di via Giusti, i locali terranei di via Sturzo, il Pala Schiavo, e l’immobile “ex eredi Barra” di Belvedere, la cui vendita è prevista nel 2021, rimangono ben dieci immobili che il Comune dovrà cedere entro fine anno. Parafrasando la celebre saga di film americani: una mission impossible. Considerando che sono gli stessi immobili che l’Ente sta provando a vendere dal 2012, ma che non trovano nessun acquirente. Un piano di alienazione necessario alla città di Battipaglia affinché si liberi del fardello del piano di riequilibrio finanziario pluriennale.

Un macigno che grava sulle spalle della città dall’epoca dei commissari, quando la Corte dei Conti riconobbe il piano di riequilibrio avviato ma fissò dei paletti. Una serie di parametri, dal controllo delle assunzioni del personale alla vendita dei beni, appunto. Un patrimonio immobiliare che vale, in totale, circa 20 milioni di euro. Un mucchio di quattrini che consentirebbero all’Ente di uscire dal dissesto in cui versa. Degli acquirenti, però, nemmeno l’ombra. E dei bandi? Manco a parlarne. Perché, sino ad ora, a nulla sono valse le varianti di destinazione d’uso applicate ad alcuni beni, come la torretta piezometrica del quartiere Sant’Anna, o l’ex macello Comunale di via Spineta, per renderli più appetibili alla vendita. Da Palazzo di Città, infatti, nessun bando è ancora partito. Se pure ci fosse qualche soggetto interessato, tecnicamente non potrebbe acquistare alcuni dei beni.