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Andiamo alla scoperta di “Siamo noi“, il nuovo album dell’artista ebolitano Disagio. Dodici canzoni in cui l’artista parla di vita, provincia e generazione allo sbando

Il cantautore ebolitano Disagio nelle scorse settimane ha rilasciato l’album “Siamo noi“. Il progetto, pubblicato con l’etichetta TSCK Records, è stato anticipato dal singolo “Bolle“, il cui videoclip è stato reso noto in anteprima su Indievision. Pungo, garage e un cantautorato irriverente trovano posto in questo lavoro, composto da dodici canzoni e parole tirate fuori dai denti.

La spontaneità, quella che da sempre troviamo nella musica di Disagio, è protagonista indiscussa di questo album, scritto di getto e in cui troviamo tanto dell’artista. Nei dodici brani che compongono la tracklist il cantautore parla della sua vita, che passa per la provincia e una generazione che si trova a navigare in un mare in tempesta, potendo contare solo su due remi e un barchino instabile.

Alla scoperta di “Siamo noi

Il disco si apre con “Siamo noi”, il brano che dà titolo all’album: «È per chi prende la vita a morsi, per chi non vuole accontentarsi. Per chi non smette mai di imparare. Per chi non smette mai» spiega Disagio, che nel disco non risparmia fotografie di suggestiva semplicità, come in “Mamma“: «Un amarcord di quando con poco ci si divertiva tanto. Di quando il miglior social al mondo era un falò in spiaggia. Di quando si usciva tardi e si tornava presto. Il sapore dei 20 anni».

Non si risparmia nemmeno sull’attualità, che passa per “Prevenzione sociale“: «In Italia si stima che nel 2050 potrebbero esserci 5,7 milioni di lavoratori a rischio povertà. Un dato spaventoso. Un’intera generazione in pericolo. Ma nessuna soluzione concreta» spiega il cantautore, che invece sul brano che ha dato il via a questa era discografica, “Bolle“, racconta: «Ho scritto questo brano poco prima di compiere 30 anni, nel corso del primo lockdown. Con questo brano ho permesso ai miei ricordi più intimi di emergere per darmi la forza di affrontare il futuro con consapevolezza».