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Intervista esclusiva allo scrittore battipagliese Francesco Abate, autore della raccolta di poesie “Inferno

Lo scrittore battipagliese Francesco Abate dà alla luce “Inferno”, la sua prima raccolta di poesie che racchiude i componimenti pubblicati, in maniera sparsa, su internet o altri volumi. Un libro che vuole mettere sotto i riflettori il dolore dei popoli e della gente, senza farlo però nel modo patetico della tv e dei mass media; lo scopo è mostrare quanto sangue viene versato e accusare gli aguzzini che lo versano. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo in esclusiva per Battipaglia News.

La prima domanda, di rito, non può che riguardare la sua vocazione per la scrittura e la poesia: «L’amore per quest’arte nasce che ero ancora bambino. Da piccolo usavo i quaderni di scuola usati per scrivere storielle, soprattutto mie rielaborazioni di cose che avevo letto o visto in tv. Con la poesia ho cominciato molto più tardi, e ancora oggi scrivo più in prosa che in versi, però arriva un momento nella vita in cui hai bisogno di gridare, non di ragionare, e per questo la poesia è perfetta».

Lo scrittore analizza, poi, la sua raccolta di poesie e le motivazioni che l’hanno spinto a darla alle stampe: «Inferno è un’opera in parte politica, perché nell’indicare le colpe prende una posizione netta in conflitti che quasi sempre sono politici, ma credo che principalmente sia un’opera umana, perché prova a mettere in comunicazione il popolo di sofferenti con quello indifferente e plagiato, cioè con noi. Ho scelto di pubblicarla per rabbia – ci dice –  Ogni giorno leggo di massacri nel mondo, vedo i media stravolgere la realtà dei fatti in base all’opinione dominante e vedo la politica usare tutto questo male per creare terrore nei cittadini e accaparrarsi qualche voto in più. Tutto questo male fa nascere in me la rabbia e mi fa venire voglia di urlarlo, spogliato però delle ipocrisie e degli interessi di partito».

In merito ai progetti futuri, Francesco non esclude un ritorno al romanzo: “Ho già pronti due romanzi allegorici coi quali vorrei ragionare sulle mie concezioni di vita e di uomo, oltre che su alcune questioni metafisiche. In rampa di lancio ho anche un romanzo sulla violenza considerata buona (e che in realtà non lo è mai) e sto completando una raccolta di racconti medievali. Deciderò in futuro cosa pubblicare per primo, ma temo che passerà un po’ di tempo prima che qualcosa di nuovo veda la luce”.

In ultimo, Francesco esprime la sua opinione sull’importanza della letteratura: «L’arte, di cui la letteratura è una forma, ha lo scopo di proteggere il mondo dal pensiero semplice, dall’impulso, e di far trionfare la complessità. Oggi mancano i punti di riferimento perché manca il pensiero, e mancando il pensiero non c’è quel processo di autovalutazione che ognuno dovrebbe fare di continuo; se l’uomo non si valuta non può conoscere sé stesso, quindi non può sapere cosa può renderlo davvero felice. Oggi siamo circondati da persone che non si conoscono e, non sapendo cosa vogliono davvero, si tuffano sui pacchetti preconfezionati di felicità che vengono venduti come universali (ricchezza, ozio, ecc.); tutti cercano la stessa cosa e tutti si comportano allo stesso modo, chi sceglie una strada diversa viene etichettato, ed ecco che ognuno ostenta mille sorrisi perché scambia la gioia di un momento per la felicità, ma vive portandosi un vuoto dentro che pian piano lo divora».