Battipaglia, elezioni. Il Pd analizza la sconfitta: «Ripartiamo dai territori»

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Sub-Ambito Anna Raviele Partito Democratico Segretaria cittadina
La segretaria del Pd Battipaglia, Anna Raviele
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NOTA STAMPA DEL PARTITO DEMOCRATICO DI BATTIPAGLIA

“Al termine di qualsiasi tornata elettorale è doveroso da parte di un circolo analizzare l’andamento del voto. Il Partito Democratico di Battipaglia non intende sottrarsi a questo esame. Siamo abituati a fare le dovute valutazioni a mente fredda, per cercare qualche barlume di lucidità in più rispetto al mare magnum di questi ultimi giorni, dentro al quale sono finite azzardate analisi e presunte vittorie. Noi del Partito Democratico, in linea generale, usciamo sconfitti e ridimensionati: è inutile nascondercelo.

Qui a Battipaglia, però, recuperiamo qualche punto percentuale rispetto al 2018 e dimostriamo che c’è una coalizione di centrosinistra capace di essere comunque competitiva al netto delle difficoltà generali. In una tornata particolare come quest’ultima, dove i partiti di centrodestra alla vigilia avrebbero dovuto ottenere una maggioranza bulgara, e dove fino a meno di un anno fa il Pd praticamente non esisteva, parlare di ottimo risultato sarebbe paradossale, ma certamente possiamo guardare al futuro con un cauto ottimismo. Cercando innanzitutto di continuare a lavorare sul territorio: perché al netto delle percentuali, di chi è dentro e di chi è fuori, c’è un dato ineluttabile: il Partito Democratico non attecchisce più nei grandi centri (dove vince il Movimento Cinque Stelle, come nella nostra città dove si attesta primo partito) e nei piccoli comuni (dove stravince Fratelli d’Italia). Resiste nelle città medie, ma perde quasi in tutte le città storicamente “rosse”.

Ma il dato più rilevante è che il nostro Partito perde tra le fasce deboli, tra i ceti popolari che hanno sempre rappresentato lo zoccolo duro dei Dem. Ma non è questo il tempo della resa, anzi. A Battipaglia c’è una solida base, e un gruppo dirigente che ha intenzione di proseguire e guardare avanti. Siamo pronti a rimboccarci le maniche, a (ri)guadagnarci quel consenso che ci è stato strappato poco alla volta, senza che nemmeno ce ne accorgessimo, convinti che fosse qualcosa che rimanesse per sempre, a priori. È urgente, adesso, tornare a parlare un linguaggio di semplicità e concretezza. Senza nasconderci dietro nessun nome, ma mettendoci la faccia, nei territori e tra la gente. Come la nostra tradizione politica ci ha sempre insegnato”.

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