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Tutti i segreti (e le insidie) della Valeriana, la pianta “calmante”

La Valeriana è nota a tutti per le sue proprietà calmanti. La pianta infatti viene molto spesso utilizzata in casi di agitazione e come sedativo per chi soffre di disturbi del sonno. Questa erba è infatti in grado di migliorare la qualità del sonno e ad addormentarsi prima, ma ci sono tante sfaccettature della Valeriana che vanno scoperte.

L’utilizzo della Valeriana, nome comune della Valeriana Officinalis, può essere previsto anche come carminativo (impedire la formazione di gas nell’intestino e di favorirne l’emissione), anche se non è uno degli utilizzi più comuni. È possibile trovare sul mercato la pianta in svariate forme, dalle compresse alle caramelle, passando per tisane e tinture.

È la presenza di particolari acidi, capaci di inibire l’attività del GABA, a determinare il funzionamento della Valeriana. Il GABA (acido gamma-aminobutirrico) è un mediatore chimico responsabile dell’eccitabilità neuronale. A determinare invece l’attività carminativa  sono invece le biomolecole dei terpeni e dei composti chimici naturali dei flavonoidi contenuti all’interno della pianta.

GLI EFFETTI COLLATERALI

È importante però evitare ogni abuso della stessa. Infatti la pianta è sì, scarsa di tossicità acuta, ma l’uso prolungato può presentare alcuni effetti collaterali tra cui insonnia, emicrania, eccitabilità e diminuzione della frequenza cardiaca, ovvero bradicardia. L’eccessivo utilizzo può anche provocare aumento della pressione. È inoltre sconsigliato l’utilizzo durante la gravidanza e l’allattamento, la somministrazione a bambini al di sotto dei sei anni e a chi sta assumendo già farmaci come i barbiturici.