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Battipagliese, da vent’anni di casa in Finlandia, è diventato il primo preside italiano in un istituto scolastico del paese nordico. La fantastica avventura di Rosario Fina

Rosario Fina, in una piccola comunità immersa nel verde e nel freddo del Nord Europa, tra Tampere e la capitale finlandese Helsinki, ha scritto un pezzo di storia: è il primo preside italiano in una scuola della Finlandia. Un motivo d’orgoglio e vanto per Battipaglia, che proprio a Fina ha dato le sue origini. Rappresentanza dell’ennesima eccellenza nostrana “esplosa” fuori dai confini locali, che negli scorsi giorni ha raccontato la sua avventura a Il Fatto Quotidiano.

Il preside battipagliese, ma ormai finlandese d’adozione, ricorda come sia arrivato ad Helsinki quasi vent’anni fa. In tasca un piccolo aiuto economico da parte dei genitori, un amico e zero lavoro, ed è proprio da qui che è partito tutto. Giunto in Finlandia per concludere una ricerca per la tesi di laurea, alla fine ha piantato lì le sue radici: «La Finlandia mi ha dato opportunità, non gratuite messe lì su un vassoio, ma di poter crescere, di poter fare delle cose importanti. Il lavoro duro, costante e programmato, da queste parti viene ripagato».

Rosario Fina adesso vive a Ruovesi, una modestissima comunità “green”, e al Fatto racconta come abbia deciso, dopo aver già ottenuto due titoli e l’abilitazione ad insegnare nel paese nordico, di iscriversi al percorso accademico per diventare dirigente scolastico: «Alla fine non si ha il posto, né si entra in una graduatoria. Si è abilitati, si è sul mercato. Competenze, esperienze, curriculum fanno il resto. Sono il primo preside italiano di questo istituto, e molto probabilmente l’unico o uno dei primi stranieri in Finlandia», afferma.

Il preside vive la sua vita in Finlandia con amore, senso del dovere e puntualità, ma nel suo cuore comunque non dimentica le origini battipagliesi e campane: «L’Italia, la mia piccola Italia fatta di famiglia e amici della scuola a Battipaglia, di passeggiate a Salerno, di sole e spensieratezza, rimane una parte del cuore. E questo basta», e aggiunge: «Riesco a ritornare piuttosto spesso, due volte l’anno. Tornare è bello, partire è agrodolce. Poi rimetto piede in Finlandia, e penso che casa è qua».