Tempo di lettura: 2 minuti

I beni confiscati ad Antonio Campione tornano ufficialmente nelle mani del Comune dopo la presa d’atto di lunedì scorso in consiglio comunale.

I beni di Antonio Campione nelle mani del Comune. Ieri pomeriggio, a Palazzo di Città, il parlamentino cittadino s’è riunito nell’aula consiliare. All’ordine del giorno la presa d’atto dei beni di via Marconi confiscati alla criminalità e sottratti definitivamente all’imprenditore Antonio Campione a giugno del 2013 dopo una sentenza della Corte di Cassazione. Un appartamento, tre sottotetti, un deposito e uno studio medico: sono i 6 cespiti che l’Anbsc, l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il 23 febbraio del 2021 ha decretato di destinare al Comune di Battipaglia. Con il tempo che è trascorso inesorabile. Le formali operazioni di consegna, infatti, sarebbero dovute avvenire entro e non oltre 30 giorni da quel famoso 23 febbraio.

Antonio Campione
L’imprenditore battipagliese Antonio Campione

E invece è trascorso oltre un anno. A marzo dell’anno scorso, infatti, sulla scrivania di Adolfo Bittarelli, coadiutore dell’Anbsc presso la Prefettura di Salerno, arrivò una lettera firmata dall’Ufficio tecnico dell’Ente di piazza Aldo Moro, diretto dall’ingegnere Carmine Salerno, nella quale si chiedeva sostanzialmente una proroga dei termini previsti per la consegna dei beni di via Marconi a causa dell’emergenza pandemica scatenata dal dilagare dei contagi da Covid-19. Poi, in estate arrivarono le elezioni comunali. E l’attività ordinaria dell’Ente fu completamente stravolta nonostante i 12 consigli comunali convocati da febbraio in poi e con la bozza di proposta da portare in aula già pronta. Nulla da fare, arrivò l’ennesimo rinvio. «Sarà compito dell’amministrazione che verrà» fecero sapere all’epoca da Palazzo di Città. La presa d’atto dei beni di via Marconi, che insistono nel cuore del rione Taverna e che complessivamente valgono 400mila euro circa, fu “congelata”.

Ci sono voluti sei consigli comunale e altri 4 mesi dall’insediamento dell’amministrazione per portare la questione tra i banchi del parlamentino. Lunedì pomeriggio, infatti, il consiglio comunale ha votato favorevolmente per la presa d’atto sancendo ufficialmente l’acquisizione dei beni da parte del Comune. Adesso c’è un anno di tempo per trasmettere all’Anbsc una relazione sullo stato della procedura e, di lì a due anni, un ulteriore report relativo all’assegnazione o all’utilizzo degli immobili confiscati alla Camorra. Tempi lumaca, come spesso accade quando si tratta di beni confiscati. I tecnici dell’Ente di piazza Aldo Moro in via Marconi non si vedono dal 2015, quando la triade commissariale guidata da Gerlando Iorio accese i riflettori sugli alloggi del quartiere Taverna: «Stato di conservazione normale» relazionarono gli esperti del Comune. Poi arrivarono anche i ricorsi al Tar da parte dei proprietari su alcuni locali sigillati. Ed ebbero ragione, riuscendo a dimostrare di averli acquisiti da mani diverse da quelle di Campione. Ne rimasero sei, e a dicembre del 2018 la prima amministrazione Francese si fece avanti chiedendo all’agenzia nazionale la destinazione dei beni. Lo scopo? Finalità sociali. L’idea sarebbe quella di risolvere l’emergenza legata ai problemi alloggiativi. Saranno i prossimi mesi a dirci di più.