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«Il cattivo funzionamento del depuratore era dovuto al danneggiamento di alcune apparecchiature elettromeccaniche». Il Comune prepara la linea difensiva per opporsi alla sanzione ricevuta dalla Regione Campania. Il prossimo 9 aprile l’udienza.

«Il cattivo funzionamento del depuratore era dovuto al danneggiamento di alcune apparecchiature elettromeccaniche». La linea difensiva del Comune di Battipaglia, in merito alla sanzione ricevuta dalla Regione Campania sul finire del 2018, che ammonta a 22mila euro, per gli scarichi abusivi nel fiume Tusciano, sarà questa. Il guasto al depuratore, secondo l’Ente di piazza Aldo Moro, sarebbe dovuto a un evento meteorico datato 20 giugno 2018 che avrebbe generato la rottura del sistema di grigliatura.

Successivamente, per sopperire al mancato intervento dell’Asis, alla quale spetta la gestione della rete fognaria, il Comune di Battipaglia ha provveduto al noleggio di una grigliatura a spazzole. Ecco perché la rilevata infrazione, secondo l’Ente battipagliese, non può essere addebitatagli. Sarà questa la linea difensiva che il Comune, difeso dall’avvocato Carla Concilio, presenterà in sede civile, dinanzi al Tribunale di Salerno, durante la prossima udienza. Che il giudice Ornella Mannino ha fissato per venerdì 9 aprile alle ore 9.30. E in merito ai motivi di opposizione, il Comune di Battipaglia precisa pure che «nessun tecnico dell’Ente ha presenziato alle operazioni di sopralluogo, né, al fine di soddisfare i diritti alla difesa, è stata data comunicazione circa la data dei prelievi».

Il riferimento è ai prelievi di campionamento che l’Arpac, lo scorso novembre del 2018, eseguì al depuratore di Tavernola. Cercavano campioni di acqua pura. Ma non ne trovarono. Perché i liquami erano finiti direttamente nel fiume Tusciano, quello che scorre nel pieno centro cittadino. A scaricare abusivamente i liquami, per quello che si potrebbe definire un “inquinamento autorizzato”, era proprio il Comune di Battipaglia. Che fu sanzionato, a seguito d’un verbale d’ispezione redatto dagli agenti dell’Arpac, l’agenzia regionale per la protezione ambientale, che ravvisarono l’illecito. «Scarico di reflui domestici in acque superficiali e senza autorizzazione», questo il motivo che all’Ente di piazza Aldo Moro costò una sanzione da 22mila euro. Ancora non pagata. Perché a Palazzo di Città adesso stanno provando ad opporsi per richiedere l’annullamento del decreto dirigenziale partorito a Palazzo Santa Lucia. La decisione ora spetta al Tribunale di Salerno, che il prossimo 9 aprile si pronuncerà in merito alla vertenza che vede coinvolti Regione e Comune.