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Da pochi giorni è guarito dal Covid-19, virus che aveva contratto lo scorso 1 aprile. Oggi Pierdomenico Di Benedetto, storico medico della clinica Salus battipagliese, sta bene. E ha voluto raccontare il suo calvario per Battipaglia News.

«Ci sono stati giorni in cui ho temuto il peggio, perché nella stanza a fianco ho visto morire due persone per polmonite da Covid-19, la stessa diagnosticata a me». In queste parole del medico Pierdomenico Di Benedetto, si percepisce ancora forte lo spavento che ha provato in questi 20 giorni nei quali ha combattuto il virus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero.

Lui, che per 20 anni si è occupato di ecografia internistica e accettazione ricoveri alla clinica Salus, si è ritrovato paziente per una volta. Dal dicembre 2019 Pierdomenico lavora presso la casa di cura ‘Tortorella’ di Salerno, e in Basilicata come operatore della Guardia Medica. Attualmente vive a Polla, dove da due giorni è tornato a casa. Sta bene, fortunatamente. Ma non è stato facile sconfiggere il virus, ci racconta.

«Fino a fine marzo stavo bene ma ho visitato tanti pazienti – spiega – tra cui anche alcuni che erano stati a contatto con i partecipanti della famosa riunione dei neocatecumeni nel Vallo di Diano». Poi i sintomi del Covid-19. «Quando ho iniziato ad accusare i sintomi del Coronavirus ho allertato i colleghi, ho chiamato il distretto sanitario di Sala Consilina e ho chiesto il tampone» prosegue il medico.

E stando a quanto racconta, ha dovuto lottare duro per essere sottoposto a tampone nonostante i sintomi si stessero manifestando in maniera abbastanza seria. «Ho avuto la febbre, la tosse forte da polmonite, ma all’inizio sono stato snobbato. Io ero quasi certo di averlo contratto e ho dovuto minacciare provvedimenti legali qualora la mia situazione si fosse aggravata». E il giorno dopo, infatti, i medici si sono convinti sottoponendolo al test. «Alle 21 di mercoledì 1 aprile ho avuto i risultati e avevo ragione. Mi sono rinchiuso in casa e ho allertato la protezione civile locale che è stata eccellente nell’assistenza. A completa disposizione mia e di tutti i familiari, un lavoro incredibile».

Il grosso problema, che emerge dal racconto dell’operatore sanitario, è la reale mancanza di tamponi: «Da questa esperienza dobbiamo imparare che la sanità territoriale ha un problema: è carente dei necessari dispositivi sanitari per combattere l’emergenza. Non solo i tamponi non ci sono per tutti, ma fino a qualche settimana fa nemmeno i presidi medici di base. La ritengo una cosa grave». Non tutti, infatti, hanno la possibilità di prevenire il degenerare della malattia: «Io che sono medico – continua – mi sono aiutato con delle autodiagnosi, ma un vecchietto di 80 anni che vive solo in casa probabilmente è destinato a morire. C’è bisogno di unità di crisi territoriali che garantiscano l’assistenza necessaria a tutti».

Oggi Pierdomenico sta bene, fortunatamente. «Da due giorni mi sento meglio, ma ho vissuto un calvario nell’ospedale dove sono stato ricoverato dal 2 al 18 aprile. Adesso sto facendo riabilitazione respiratoria, cerco di salire e scendere le scale più volte al giorno, ma mi sento bene per fortuna». E i familiari? «Stanno tutti bene. Ho avuto una cugina e una zia, che avevo visitato, che probabilmente sono positive ma asintomatiche. Però in famiglia non abbiamo casi gravi». Fino al 4 maggio, Pierdomenico starà a casa, ma è pronto a ritornare al servizio della comunità: «Fino al 4 maggio dovrò svolgere questa riabilitazione ma non vedo l’ora di ritornare a fare il mio lavoro».