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Giuseppe Poeta, detto ‘Peppe’, ha firmato un contratto biennale con la Grissin Bon Reggio Emilia. 120 presenze e 439 punti in Nazionale, in posizione 43 nella classifica di tutti i tempi (ha 2 presenze in più del mitico Riccardo Pittis); in A1 335 presenze e 3044 punti con 1039 assist: è tempo di parlare di una dei più forti playmaker italiani, o come dicono gli americani “point guard”, ovvero, per voi che conoscete solamente il giuoco del calcio, il “regista”.

Donne, caviale e champagne?” era solito chiedere il professore Franco Poeta durante le prime lezioni. Era un modo per conoscere i suoi studenti, mettendoli a proprio agio. Parlava come un libro stampato, con calma, guadagnandosi l’attenzione della classe dialogando e non urlando. “Professore, Arancia Meccanica”. “Cioffi, poi ne discutiamo, anche io adoro Kubrick”. Io, ovviamente, ammiravo questo docente ch’era al contempo giornalista ed esperto cinefilo. Erano bei tempi, amici. Il Sabato si scappava al mitico campo Prisco a Serroni, in terra battuta.

Ora, quando scrivo “terra battuta” voi pensate al Roland Garros, e invece dovreste figurarvi una distesa di pietre, polvere e cemento. Forse è per questo che gli estremi difensori erano esseri mitologici: nessuno ne aveva mai visto uno, eppure si narravano leggende su nani, draghi e portieri. “Lui è Peppe, il figlio del professore Poeta”, mi dissero in un pomeriggio discretamente caldo. “È matto”, sentenziai senza remore: volava da palo a palo senza curarsi di atterrare sui sassi, parando l’impossibile con le sue mani leggermente più grandi delle nostre, nonostante un paio di anni in meno. “Sei matto!”, gli urlavo perdendo la voce, rimproverandolo per i rinvii bislacchi, non badando che in realtà ci stesse facendo vincere la partita. 

Questo è il mio aneddoto su Giuseppe Poeta, nato a Battipaglia il 12 Settembre del 1985. Tutti ne abbiamo uno in città, almeno tutti noi nati negli anni ‘80. “Hai visto che Poeta è stato convocato in nazionale?”. “Chi? Peppe?”, come a voler sottolineare una confidenza quasi sicuramente millantata. E giù di antologico racconto su qualche episodio di fine anni ‘90. “Chi? Peppe? Eh, ricordo quando tirava a occhi chiusi all’indietro sotto alla pioggia di notte e faceva canestro da centrocampo con la palla medica. Io c’ero”. Cose del genere, amici.

Chissà se gli desse fastidio il soprannome “Zeppola”. Chissà se è consapevole degli sguardi soddisfatti di tutti i suoi concittadini nel leggere della storia d’amore con la bellissima Chiabotto, poi ampiamente smentita, come a condividere un virile stupido orgoglio del maschio della Piana del Sele. “Hai letto di Poeta e la Chiabotto?”. “Chi? Peppe? Ha sempre avuto successo con le donne!”. E almeno questo è vero. 

BATTIPAGLIA E SALERNO

Poeta respira basket già nel passeggino. A Battipaglia c’è la A2, il babbo collabora con la società come addetto stampa e Giuseppe è immerso in quella che lui stesso definisce “la moda” della sua città. Famoso l’episodio del ‘97, quando al PalaZauli si rompe il tabellone elettronico e il dodicenne Peppe fa da segnapunti con la lavagnetta tra le mani. Si perde nella leggenda la gara di tiri con Sedric Toney, all’epoca ai Sacramento Kings, roba del 1991. Mascotte, ragazzo-spazzola per asciugare il parquet e poi tutta la trafila del minibasket nella Polisportiva Battipagliese con gli insegnamenti di Teresa Saviello. 

Passa poi nel settore giovanile della Pallacanestro Salerno, la cui prima squadra gioca in C1. Esordio a 14 anni nella stagione 2000/2001, appunto in C1: gioca ben 7 gare. A 17 anni è il playmaker titolare della squadra, che nel frattempo è salita in B2. Notevoli le medie del 2003: 19.5 minuti con 11.4 punti a soli 18 anni.

VEROLI, VELTRONI E I 51 PUNTI

Nel 2005 Giuseppe passa al Veroli Basket, consigliato a coach Stefano Salieri da Massimo Faraoni. Il Veroli (provincia di Frosinone) veleggia in B d’Eccellenza (il terzo livello assoluto). Salieri gli consegna “subito le chiavi della squadra”, usando queste esatte parole.  È il 6 Novembre del 2005, si gioca Veroli-Forlì, giornata 6 del girone B. Giuseppe ha 20 anni, compiuti da un paio di mesi.

Finisce 114-105. Ecco le sue statistiche di quella partita leggendaria: 4/5 da 2 (80%), 8/11 da 3 (73%), 19/21 tiri liberi (90%), 7 recuperi, 3 assist, 12 falli subiti in 36 minuti giocati. Totale: 51 punti. 51! Record (ancora imbattuto) della serie B. Valutazione (somma eventi positivi con sottrazione di quelli negativi a tabellino): 62 (per capirci: il record in Serie A1 è 69; il secondo migliore di quella gara raggiunse 21). Salieri racconta a VMagazine (mensile del basket bolognese) che proprio in quella gara Poeta si rompe l’alluce e per giocare le successive partite si ingegna costruendo da solo una opportuna protezione, in modo da poter correre agevolmente. Nel frattempo il (futuro) presidente onorario della Lega Basket Veltroni (sì, quel Walter Veltroni) parla di Poeta, profetizzando un futuro di alto livello.

Poeta

TERAMO, L’A1 E I PREMI INDIVIDUALI

Nel 2006 Poeta viene ingaggiato dal Teramo Basket, A1. Esordio 8 ottobre 2006, Teramo-Napoli, circa 2 minuti in campo. Inizia come riserva del playmaker americano e nel finale di stagione inizia a imporsi, risultando decisivo per la salvezza: l’apice con 13 punti nella partita decisiva all’ultima giornata contro Montegranaro. Il 2 Giugno del 2007 esordisce in nazionale in una amichevole con la Croazia. Intanto, scorrendo l’elenco del Draft NBA del 2007, troviamo anche il suo nome. Nella seconda stagione in A1 è titolare: raddoppia minutaggio, punti e assist.

Novembre del 2008: Poeta vince il 23esimo premio Reverberi (assegnato dal comune di Quattro Castella e FIP alla memoria dell’arbitro Pietro Reverberi) come “Miglior giocatore italiano” (l’anno prima aveva vinto Danilo Gallinari) per la stagione 2007/08. La stagione 2008/09 è quella della consacrazione a livello assoluto. Poeta ritrova coach Andrea Capobianco, già suo allenatore a Salerno: ”[…] con il quale il mio rapporto è sempre andato al di là di quello tecnico e a cui è legata buona parte della mia vita di giocatore e di uomo”. Un mentore.

La stagione di Peppe è strepitosa. Viene insignito del “Premio Dream Team”, assegnato dall’omonimo mensile, come miglior giocatore del girone di andata, votato da giornalisti, allenatori e dirigenti della A1. Premio assai nobile, precedentemente andato a fenomeni come Green, McIntyre e Marconato. Viaggia a oltre 15 punti e 5 assist di media. Porta Teramo fino al secondo posto. Teramo giunge per la prima volta alla Final Eight di Coppa Italia e chiude al terzo posto la stagione regolare, qualificandosi per la prima volta ai PlayOff e di conseguenza per la prima volta ad un torneo internazionale (Eurocup). “A Teramo sono diventato un giocatore vero”, dirà in seguito.

VIRTUS BOLOGNA, EUROPEI ED EUROLEGA

Nel 2010 Poeta firma con la Virtus Bologna. Per chi non capisce un tubo di Basket, equivale a giocare per il Milan calcistico o qualcosa del genere. Prime due stagioni chiuse ai quarti di finale sia in Coppa Italia che ai PlayOff. Epica la battuta riservata all’ex NBA Chris Douglas-Roberts, arrivato dopo il lockout del 2011/12: ”La pasta americana è come il rap finlandese”.

Peppe è la mente della squadra, nonché uno dei leader. Nella stagione 2012/13 entra nella storia del club, diventando il trentesimo capitano della gloriosa compagine felsinea. Ormai fa parte della spina dorsale della Nazionale e partecipa a EuroBasket 2013, in Slovenia. 

Dopo aver risolto il contratto con la Virtus nel Novembre del 2013, si ritrova “free agent” fino al 31 Dicembre, quando firma con la prestigiosa squadra del Baskonia, allenata da Sergio Scariolo. Il Baskonia è la squadra di Vitoria-Gasteiz, città capoluogo dei Paesi Baschi (capitale della provincia di Alava). Si tratta di una potenza del basket iberico, tra le migliori squadre della Eurolega.

Finora l’Eurolega l’ho giocata dal divano di casa. Venerdì vado contro il Panathinaikos. E’ un sogno“, dichiara a “la Repubblica”, mentre a “La Gazzetta dello Sport”, prima della gara contro Milano proprio in Eurolega: “Qui ti lavano tutto, trovi anche tutto stirato quando torni dall’allenamento della mattina. In Spagna c’è tutta un’altra mentalità e come alloggio mi hanno dato una villa…”. 

TORINO E LA COPPA ITALIA

A fine agosto 2014 firma con il Manresa, in Catalogna (60Km da Barcellona), per poi tornare in Italia l’anno dopo, giocando a Trento nella stagione 2015/16, giusto il tempo di farsi spaccare il naso nell’All Star Game del Gennaio 2016: Lockett, compagno di squadra di Peppe, prova una schiacciata saltando Poeta, il quale impersona un fotografo. Primo tentativo: Lockett becca la macchina fotografica col ginocchio, la quale finisce sul naso di Poeta. Secondo tentativo: ancora ginocchiata, ancora naso e pure sopracciglio. Sangue sul parquet, con Peppe stramazzato a terra: quattro punti al pronto soccorso. 

Nel giugno del 2016 Peppe firma per Torino. Nemmeno il tempo di arrivare e Poeta diventa capitano. Dichiara coach Vitucci: “Una decisione delicata ma al contempo logica, frutto di quanto ho visto in queste prime settimane di lavoro. Peppe Poeta e DJ White (scelto come co-capitano) sono due figure trainanti per il nostro roster, in ragione della loro esperienza e del loro carisma”.

Poeta incanta: da ricordare per decenni e decenni il “Buzzer Beater” contro Caserta sulla sirena del primo quarto, 11 Dicembre 2016, realizzato tirando in corsa da poco prima di metà campo.  Dopo la prima stagione di transizione, nel 2017/18 la Auxilium Pallacanestro Torino di capitan Poeta raggiunge la TOP16 in EuroCup e soprattutto vince la Coppa Italia. Torino si presenta da debuttante in Final Eight e da squadra meno quotata per la vittoria. In finale Peppe batte Brescia 69-67, con un decisivo canestro di Vujacic a 2 secondi dalla fine, ed alza al cielo la Coppa da capitano: primo trofeo in carriera.

PoetaGIUSEPPE POETA: SEMPLICEMENTE UNO DI NOI

Peppe non è nato calpestando il fango delle baracche di Lanus come Maradona, non è vissuto nel razzismo della Carolina del Nord come Jordan, non è andato ai provini scalzo come Zico. Posso ammirare questi personaggi per essere riusciti a risalire la pessima china che la vita gli aveva riservato, ma non posso di certo identificarmi con loro. Giuseppe Poeta, invece, è uno di noi e non solo perché nato e cresciuto a Battipaglia. Risponde alle interviste in un italiano perfetto.

Si allontana con decisione dagli stereotipi sul Sud quando si parla di scaramanzia o quando si introducono i soliti luoghi comuni sulle difficoltà di affermazione nel mezzogiorno (“Penso sia difficile come in tutti i Paesi. Non credo esistano differenze in questo senso fra Nord e Sud o fra l’Italia e le altre nazioni”). Individua, rispondendo a precisa domanda, in suo padre il suo unico vero mito.

Rivendica i buoni risultati ottenuti alle superiori. Sottolinea l’amore per la sua terra in ogni virgola, citando sempre e comunque Battipaglia. Ha seguito il babbo Franco nel fare beneficenza senza sventolarlo come un vessillo di bontà: mette, ad esempio, alcuni prodotti da lui autografati all’asta su www.charitystars.com. Vola a Madrid per il Superclasico coi calciatori della Juventus (squadra della quale è assai tifoso) ma passa l’estate con gli amici di sempre a Battipaglia.

Mai banale, di una intelligenza limpida, sia in campo che fuori, baciato da un talento smisurato, messo a frutto lavorando giorno dopo giorno. Mai una polemica su qualche esclusione di troppo in nazionale: ”Ci sta, il nostro gioco si basa soprattutto sull’utilizzo delle guardie”. Dominatore dei social network, indiscusso uomo spogliatoio per carattere e carisma.

Traspare dalle interviste una simpatia pacata, frutto della educazione di una famiglia per bene. “Non baratterei assolutamente nulla di affettivo per la NBA. Mi piace vedere quello che ho avuto, e che ho, e non quello dove non sono arrivato” disse qualche anno fa alla bravissima Simona Nazzaro di “basketinside.com”. Peppe è figlio di quella che io, probabilmente a “schiovere”, amo chiamare “borghesia culturale”.

Ecco, la tanto vituperata cultura: non i titoli accademici, amici, intendo la cultura con la C maiuscola. Io non capisco una mazza bruciata di basket e nemmeno me ne frega un femtometro (un milione di miliardi più piccolo del metro, giusto per far vedere che sono ingegnere). La mia naturale affezione per la figura di Giuseppe nasce dal sapere che è pasciuto in una famiglia identica alle nostre famiglie, coi nostri stessi valori e respirando la stessa educazione.

Perdonatemi, dunque, se le mie parole tendono ormai ad una agiografia di Poeta, ma Peppe è per me l’esempio cristallino di come educazione, intelligenza e, sì, cultura possano trovare albergo nello sport declinato al massimo livello. Come disse nella lezione da lui tenuta alla “Futurabile 2018”, ovvero l’assemblea del Gruppo Giovani Imprenditori di Torino: ”Il futuro è degli abili non degli alibi: tenere i piedi per terra, controllare l’emotività, lavorare su sé stessi e guardare con costanza in alto di fronte a sé”.