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Le segreterie nazionali pronti alla mobilitazione per scongiurare la chiusura dello stabilimento “Prysmian” a Battipaglia.

Seicento posti di lavoro a rischio: i sindacati lanciano l’allarme. Le segreterie nazionale Filctem, Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, in una nota congiunta, hanno espresso tutto il loro rammarico per la decisione del gruppo “Prysmian Spa”, l’azienda leader nella produzione di cavi per applicazione nel settore delle telecomunicazioni e delle fibre ottiche, di preferire investimenti in Francia anziché in Italia. Investimenti a nove cifre: 40 milioni di euro per una nuova realtà industriale che sorgerà nei territori d’Oltralpe garantendo 45 nuovi posti di lavoro «mentre il sito di Battipaglia rischia la chiusura» si legge nel comunicato. «Non abbiamo parole per descrivere la nostra rabbia e il nostro sconforto e la delusione per l’ennesima mancanza di strategia industriale del nostro Paese» proseguono i sindacati.

Che parlano di 300 posti diretti a rischio e di altri 600, indiretti, correlato allo stabilimento “Fos” situato sulla Provinciale a ridosso di via Spineta a Battipaglia. L’incontro al Mise, il ministero dello sviluppo economico, s’attende dallo scorso ottobre. L’aiuto da parte della politica, come lasciò già intendere Ernesto Marzano, head of corporate del gruppo Prysmian, durante un incontro con le rappresentanze sindacali, sembrerebbe la conditio sine qua non affinché la situazione dello stabilimento battipagliese non rimanga grave. E le segreterie nazionali si dicono pronte alla mobilitazione: «A fine 2021 l’Europa ha introdotto i dazi, ma solo sui cavi ottici, non sulla semplice fibra. Con il bando succitato il ministero competente non ha ritenuto la fibra ottica come asset strategico e di conseguenza come una materia che non abbisogna di specifiche tecniche. Una decisione inspiegabile e sbagliata. Non è un caso che il governo francese nei bandi abbia, invece, indicato la fibra Prysmian, prodotta in Francia. L’esecutivo italiano è bene che rimedi al più presto all’inadempienza che penalizza il prodotto nazionale e che mette a rischio, oltre alla produzione stessa, anche tanti posti di lavoro».

Tra il 2017 e il 2018, invece, la Prysmian decise di investire 60 milioni di euro per un secondo stabilimento “Fos” a Battipaglia, contiguo a quello già esistente. Ma il calo della richiesta fece frenare il mercato e il progetto fu messo in stand-by. Ora, il nocciolo della questione sembrerebbe proprio questo: far capire al governo nazionale che Open Fiber, operatore all’ingrosso nel mercato italiano, non debba comprare solamente all’estero per evitare che una realtà storica come la “Fos” insista in Italia ma sullo stesso territorio nazionale venda poco o niente.