Un Primo Maggio tra-sfigurato

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Battipaglia è una città operosa, è stata terra di scontri per il lavoro, in molti hanno versato sangue per le lotte sindacali, è una città che come altre parti d’Italia subirà gli effetti nefasti della pandemia, ovvero un aumento dei disoccupati.

La data del primo maggio assume perciò ancora maggiore importanza, nel ricordare la centralità all’interno del dibattito politico di un tema esiziale per la vita di tutti noi italiani, il diritto al lavoro a condizioni dignitose, ad una giusta retribuzione.

La sindaca di Battipaglia invece dopo aver dimenticato una ricorrenza per una parte del mondo politico italiano indigesta, come il 25 aprile, che ricorda l’ignominia del fascismo e la liberazione da esso, per il Primo Maggio, ha deciso che la festa del lavoro diventasse una solenne consacrazione della città alla Madonna della Speranza. Una cosa che forse andava bene nel 1633, al termine della peste.

Se i fedeli hanno avuto conforto in queste ore buie nella religione e nella preghiera buon per loro: rispetto agli atei hanno potuto contare su un notevole sostegno morale e pertanto nessuno può deriderne il culto. Rimane un fatto privato, da rispettare, e che nessuna opinione laica può intaccare. Però la sindaca di una città è la sindaca di tutti, e avrebbe un altro compito rispetto a fare la baciapile.

Siccome la scienza non ha avuto armi efficaci per debellare il Covid-19 e praticamente l’esito positivo del contenimento del contagio è ricaduto tutto sulle spalle dei cittadini che hanno dovuto modificare la propria vita, rinunciando alla propria libertà, sarebbero da ringraziare tutti i cittadini che hanno adempiuto agli obblighi imposti. In questa rivoluzione epocale, la religione, non solo quella cattolica, è andata in completa confusione.

Papa Francesco, uomo di altissimi meriti, ha pregato nella piazza San Pietro vuota, ma dall’alto nessuno l’ha ascoltato. Sono stati pregati e invocati Dio e la Madonna affinché l’epidemia di Coronavirus cessasse ma è evidente che Dio e la Madonna non hanno ascoltato. Per due mesi si sono allungate le liste di persone che si ammalavano, soffrivano in solitudine e morivano isolati dai propri cari senza nemmeno il conforto di un’ultima carezza, senza potersi dire addio.

Sono morti perlopiù gli anziani, ma anche i giovani, sono morte indifferentemente persone già malate e persone sane, si sono ammalati e sono morti i veri eroi di questa pandemia, i medici e gli infermieri che si sono prodigati incessantemente per salvare vite altrui. Sembra che la luce in fondo al tunnel finalmente si veda e pertanto la fase 2 è un timido ma sicuro ritorno alla vita, che avverrà comunque nel rispetto delle uniche norme che ci preservano dal contagio, quelle del distanziamento sociale.

Ecco, invocare la Madonna perché ci ha aiutato, oppure benedire la città affinché ci preservi dal contagio non è fede, non è conforto religioso, non è momento di raccoglimento, ma è più simile alla vecchia superstizione di stampo medievale. Spesso accade che la Chiesa tenti, travalicando i confini imposti dalla Costituzione, di invadere gli spazi della vita dello Stato, e poco ci meraviglia. Ma quando a farlo è direttamente un esponente di quello stesso Stato, laico e inclusivo per definizione, allora la questione si fa grave e interessa tutti.

Ecco, se qualcosa si deve cambiare dopo questa pandemia, teniamo in conto anche questo: che in futuro non si impongano a gli altri le proprie opinioni, più o meno sensate, su come si deve vivere, soprattutto se si usa la forza del potere pubblico come strumento di propaganda.

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