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Teoria della “finestra aperta”

Uno studio del 2010 della “Faculty of Health Sciences and Medicine”, Bond University, Australia(LINK DIRETTO) introdusse il concetto di “finestra aperta”.

La “Teoria della finestra aperta” sostiene la soppressione delle funzioni sistema immunitario nelle ore immediatamente successive ad un esercizio acuto di resistenza e quindi un aumento della suscettibilità alle malattie severe delle vie respiratorie, come il COVID-19:
“[…]cambiamenti nelle variabili immunologiche fino a 8 ore dopo l’esercizio, tra cui una significativa soppressione delle cellule NK (DEFINIZIONE) cambiamenti del fenotipo delle cellule NK, un significativo aumento della conta totale dei linfociti e un significativo aumento della conta delle cellule eosinofile, il tutto a 8 ore dopo l’esercizio. La soppressione della conta totale dei linfociti, la conta delle cellule NK e la funzione fagocitaria dei neutrofili dopo l’esercizio fisico possono essere importanti per l’aumento del tasso di URI (upper respiratory infections).

Una cosa che deve essere chiara: lo studio riguarda allenamenti specifici e intesi, NON l’attività sportiva generica. Inoltre vi sono pareri scientifici opposti.

Lo studio che chiude la finestra

Secondo gli studiosi John P. Campbell e James Turner (Department for Health, University of Bath, Bath, United Kingdom) (LINK DIRETTO), un’attività fisica regolare riduce l’incidenza delle infezioni virali, migliora la competenza immunitaria e ritarda l’invecchiamento del sistema immunitario. E fino a qui c’eravamo. Il problema è stabilire se un energico allenamento, una intera partita, insomma una attività fatta con sufficiente intensità, possa sopprimere temporaneamente la funzione immunitaria nelle ore immediatamente successive.

Secondo questo studio un esercizio fisico vigoroso NON aumenta il rischio di infezioni o cambiamenti dell’immunità delle mucose (livelli di IgA salivare): dopo l’esercizio fisico non c’è alcun periodo di soppressione immunitaria“Le drastiche riduzioni del numero di linfociti e della funzione 1-2 h dopo l’esercizio fisico riflettono una ridistribuzione transitoria e dipendente dal tempo delle cellule immunitarie ai tessuti periferici, con conseguente aumento dello stato di sorveglianza immunitaria e di regolazione del sistema immunitario, in contrapposizione alla soppressione immunitaria.

Esercizio fisico e COVID-19

Il professor Jeffrey A. Woods (LINK DIRETTO) ha effettuato una serie di studi per capire come i singoli esercizi fisici cambino le probabilità di una infezione da influenza.

Un moderato esercizio fisico di resistenza (30 min/giorno) può proteggere dalle complicanze dovute all’influenza, mentre allenamenti di una durata più lunga (2.5 h/giorno) hanno mostrato un aumento di alcuni sintomi ma non c’è stata una differenza statisticamente significativa nella mortalità rispetto all’assenza di allenamento. L’esercizio fisico mobilita le cellule immunitarie per prepararsi alle infezioni. Inoltre i dati dicono che un esercizio moderato e regolare aumenta l’effetto protettivo della vaccinazione annuale contro l’influenza.

Woods sostiene che non vi siano controindicazioni alla pratica sportiva durante l’epidemia di coronavirus“Non si dovrebbe limitare la moltitudine di benefici per la salute che l’esercizio fisico ci fornisce quotidianamente solo perché c’è un nuovo virus nel nostro ambiente”. Ovviamente minimizzando i rischi di contagio semplicemente allenandosi a casa. Se invece in genere si ha uno stile di vita sedentario non si deve esagerare. Le ricerche stabiliscono che un esercizio fisico non abituale, faticoso o prolungato, riduce la funzione del sistema immunitario. “Per questo motivo, evitare lunghe e stressanti sessioni di esercizio fisico a cui non si è abituati potrebbe essere una buona idea”.

In sintesi, Woods fa una differenza basilare: un conto è analizzare la risposta immunitaria (sempre nelle ore successive alla pratica) di un atleta professionista, un conto quella di chi si carica di lavoro fisico senza procedere per gradi. Nel mezzo, gli sportivi comuni, i quali, avendo fatto sempre attività fisica costante e relativamente moderata, hanno semplicemente migliorato la risposta del proprio sistema immunitario al COVID-19. Interessante è l’aumento delle risposte anticorpali nei partecipanti al Tai Chi. Lo yoga, infine, potrebbe essere benefico per coloro che soffrono di malattie con un’infiammazione. E farebbe anche calmare tante persone, cosa fondamentale in questo momento.