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Intervista al candidato a sindaco Carmine Bucciarelli

«Battipaglia è alla deriva. Deve scendere in campo la città vera, quella che vive del suo lavoro e quella dei bisogni. Il territorio è stato offeso ed oltraggiato sotto il profilo ambientale. Avversari che temo di più? Il potere organizzato delle forze della conservazione»

Nella rosa dei candidati alla carica di sindaco nella tornata elettorale 2021 al Battipaglia c’è anche l’avvocato Carmine Bucciarelli. Molto vicino a Gerardo Motta (ex candidato a sindaco nel 2009 e 2016) e di Federico Conte (parlamentare tra le fila di Liberi e Uguali), e dopo un passato di politica attiva negli anni ’80, tenta la conquista del ruolo di Primo Cittadino con due liste civiche.

Perché ha deciso di scendere in campo come candidato a sindaco?

Sono stato sollecitato con una motivazione che mi ha colpito: Battipaglia è alla deriva non solo per responsabilità di chi ha male amministrato, ma anche per una larga fascia di cittadini, i cosiddetti “indifferenti” che hanno preferito stare alla finestra, e tra questi sono stato incluso anch’io. Ciò ha generato la crisi della politica e la crisi della classe dirigente. Non c’è la destra e non c’è la sinistra, intese come proposta, sono appartenenze che si declinano in occasione delle elezioni e in base ai rapporti con questo o quell’esponente provinciale. Il presupposto del mio progetto è quello di rilanciare, nella città di Battipaglia, il protagonismo politico delle classi interessate ad un vero processo di cambiamento e di rinnovamento, fondato su un “grande disegno riformatore della città” e sulla “politica” come “valore”. Deve scendere in campo la città vera, quella che vive del suo lavoro e quella dei bisogni.

Carmine Bucciarelli

Cosa manca a questa città e cosa ha intenzione di fare per ovviare a queste carenze?

La città ha bisogno di un’amministrazione vicina ai bisogni della gente, capace di comprendere le fragilità del mondo giovanile e di esaltarne le forti capacità di cambiamento e le ansie di rinnovamento, capace di ben valutare il mondo delle donne valorizzandone ruolo e funzione nella vita familiare, sociale e politica, di ascoltare i diversi, gli invisibili, i poveri e i nuovi poveri che più degli altri sopportano il peso della crisi aggravato dalla pandemia, capace ancora di capire le criticità dell’attuale sistema produttivo e di indicarne i gli opportuni processi di cambiamento offrendo ipotesi praticabili e sostenibili di nuovo sviluppo, di porsi il problema della rigenerazione urbana e della bonifica ambientale impiegano il massimo di risorse umane ed economiche per raggiungere l’obiettivo, di sostenere con politiche dirette ed esplicite le famiglie (scuola, educazione e formazione, arredo urbano, tariffe, tasse, trasporti, qualità della vita, sicurezza, salute, ecc.).

Si parla di Puc dal 1978, ma nessuno mai è riuscito ancora ridarne uno nuovo alla città. Uno strumento che consentirebbe di restituire dignità e di guardare allo sviluppo con più certezze. Sarà la volta buona?

L’ultimo (il primo ed il solo) strumento di programmazione territoriale generale è il PRG del 1970. Dal momento della sua adozione e sino ad oggi sono trascorsi più di cinquanta anni. I redattori del piano regolatore (tutt’ora vigente) hanno fatto un lavoro importante e serio. Essi hanno disegnato, all’epoca, un piano opportunamente dimensionato. La città è molto doverosa da quella di allora. È imprescindibile, quindi, l’impegno per la redazione del nuovo strumento regolatore dell’attività edilizia. Già sono stati conferiti 5 o 6 incarichi per la redazione del nuovo PUC e, fermi alle relazioni preliminari, tutti sono falliti. Il nuovo strumento di programmazione dovrebbe porsi l’obiettivo del riequilibrio degli standard, laddove possibile, attraverso un meccanismo virtuoso che può ruotare intorno a elementi quali la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, l’adeguamento sismico, la creazione di parcheggi in deroga agli strumenti urbanistici, il recupero aree a verde e di quelli di servizio, il recupero delle aree di servizio e delle zone di interesse storico.

Ambiente e cultura: quanto ha a cuore questi due argomenti e cosa intende fare a riguardo?

La città di Battipaglia è costituita da un territorio offeso ed oltraggiato sotto il profilo ambientale. Già prima della localizzazione del CDR era stata destinataria di gran parte dei rifiuti della Campania sversati un due grosse cave a ridosso del Castelluccio che costituiscono oggi una vera e propria “vergogna” nazionale perché mai bonificate e messe in sicurezza. È venuta, poi, la gestione commissariale dell’emergenza rifiuti e la collocazione nel territorio cittadino del CDR il cui inizio di attività è stato preceduto da un protocollo d’intesa inattuato per ciò che si attiene gli obblighi della Regione Campania. Oggi la terza emergenza che è quella del trattamento dei rifiuti in zona industriale. La misura è veramente colma. Non basta più la protesta; né ai comitati, la cui funzione pure è stata, ed è, importante nel contesto della tutela della salute dei cittadini, può essere delegata la funzione politica di indirizzo. La città e la sua amministrazione devono cambiare prospettiva di intervento. Oltre al confronto con le Autorità, è necessario ipotizzare un nuovo percorso di tutela ambientale per la città, attraverso la messa a punto di un vero e proprio “Piano Programma Ambiente” a tutela della salute pubblica e che abbia come riferimento la rigenerazione urbana e gli obiettivi collegati a tutela delle risorse (acqua, aria, verde).

Bucciarelli
Carmine Bucciarelli

Circa la cultura, è diffusa la forte richiesta di un rilancio culturale e sociale della città che, intorno al plesso scolastico simbolo della nostra comunità, la De Amicis, al cinema teatro Garofalo, vuole recuperare spazi per restituire a Battipaglia occasioni di confronto e crescita, utili anche al rilancio economico. Questi 2 contenitori, ai quali si aggiunge anche il tabacchificio, per essere restituiti ad un ruolo attivo hanno però bisogno di contenuti, di progettualità concrete e di lungo periodo che siano in grado di trasformarli in “incubatori urbani” di sviluppo sostenibile, luoghi di rigenerazione sociale e culturale nei quali associazioni, giovani, imprese e startup, possano trovare occasioni di confronto e contribuire, INSIEME, al rilancio della nostra città. Il futuro di Battipaglia deve rinascere dalle sue radici.

La prima cosa che farebbe se dovesse venire eletto?

Una ristrutturazione “spinta” dei servizi amministrativi e l’avvio di un radicale cambiamento della macchina comunale. Essa deve essere modernizzata, resa efficiente, sburocratizzata, informatizzata e digitalizzata, in entrata e in uscita, in modo da dare risposte ai cittadini all’istante. Va aperta alla gestione diretta della società con la istituzione di dipartimenti guidati da cittadini espressione del sistema della produzione e del lavoro, che dovrebbero funzionare da banche di promozione e di orientamento: Banca della terra, Banca del commercio, Banca dell’Ambiente, Banca dell’Economia circolare con al vertice rappresentanti di riconosciuta probità nominati dal Consiglio comunale su terne fornite dalle associazioni di categoria.

Qual è l’avversario che teme di più?

Il potere organizzato delle forze della conservazione.

In ottica ballottaggio ha già pensato a qualche alleanza?

No.

Lanci un breve appello ai cittadini.

Votare per una seria prospettiva di sviluppo della nostra comunità cittadina.