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Un “Trojan” di Stato decisivo per scardinare il sistema di potere messo in piedi da Massimo Cariello, rieletto sindaco di Eboli lo scorso 21 settembre, e arrestato, nella mattinata di ieri, dalla Guardia di Finanza di Salerno. Cariello fu intercettato al bar “Jolly”, da uno spyware introdotto nel suo telefono cellulare che, nel corso del tempo, ha “spiato” le conversazioni che il primo cittadino intratteneva con altri soggetti coinvolti nell’inchiesta.

Un patto tra il sindaco Cariello e il dirigente del Consorzio Farmaceutico Francesco Sorrentino «per non far arrivare alla presidenza» Salvatore Memoli, deluchiano di ferro a capo di diverse municipalizzate negli anni, la cui mamma, Vincenza Basso, scomparve misteriosamente tredici anni fa senza mai fare ritorno a casa, e considerato da Sorrentino «un guastafeste». Uno scambio di favori tra Cariello e Sorrentino che avrebbe dovuto stoppare la corsa alla presidenza di Memoli, in cambio di rivelazioni segrete su un concorso comunale che si sarebbe tenuto a Cava de’ Tirreni per l’assunzione di dieci istruttori amministrativi. Un patto corruttivo, di cui già diede notizia il Quotidiano del Sud nei mesi scorsi, che ora viene alla luce. E che è costato al sindaco Cariello la sospensione dalla carica di sindaco per volere del prefetto Russo.

Non è l’unica vicenda su cui la magistratura ascolterà Cariello la settimana prossima. Tra venti giorni, poi, l’ex sindaco di Eboli dovrà presentarsi al tribunale del Riesame e, se ce ne sarà bisogno, anche in Cassazione per cercare di uscire indenne da un processo che lo vede coinvolto in diversi scandali. A Cariello vengono contestate anche pressioni sulle assunzioni all’asilo nido di Eboli, e sul responsabile dell’ufficio urbanistica Giuseppe Barrella per aver redatto atti amministrativi illegali al fine di favorire gli imprenditori lombardi Roberto e Simone Birolini con l’allargamento dei lotti per aumentare le capacità produttive aziendali. L’ex consigliere provinciale dovrà pure difendersi dall’accusa di aver intascato 5mila euro, destinati ad associazioni a lui vicine, per favorire un imprenditore caseario del posto.